La recensione: “Paura”, Felpa #TraKs
Esce oggi Paura, il nuovo disco di Felpa, il moniker dietro il quale si cela Daniele Carretti, solista in questo caso ma noto per la partecipazione agli Offlaga Disco Pax.
Due anni dopo Abbandono, Carretti torna alla pubblicazione di un lp che contiene dieci tracce e soprattutto una sensibilità, rock-pop e non, piuttosto diffusa. Il disco è stato anticipato dal singolo Inverno, che aveva come “lato b” una cover di Rimmel di De Gregori.
Si parte con un’overture a passo morbido, Buio, che fa propri elementi del dream pop e dello shoegaze per realizzare un’introduzione strumentale al disco.
Inverno introduce il cantato, mentre gli elementi musicali sono pressoché gli stessi, con la chitarra che si erge a protagonista e il testo che propone il leit motiv del disco, cioè la battaglia contro la paura.
Leggeri spostamenti ci portano a Momenti, in integrale continuità con il brano precedente, ma è il disco a essere disegnato così: difficilmente ci sono cesure brusche, ma una fluidità diffusa che ci sposta se che ce ne accorgiamo.
Passo controllato per Accanto a te, soffusa di sonorità sognanti, in cui la chitarra si fa insistente, come alla ricerca di dettagli che sfuggono.
Cambio completo e concreto di habitat per Paura Mai, che oltre a contraddire l’assunto del titolo dell’album, si presenta con percussioni più marcate e una vibrazione di rock piuttosto distinta.
Non che sia diventato all’improvviso un disco degli Ac/Dc: il percorso rimane morbido e ovattato, racchiuso dentro una nuvola di sonorità new wave, come conferma anche la seguente Sempre dopo.
Spazio marca il ritmo con percussioni concrete, e costituisce un transito morbido verso Stanotte, che sembra cancellare parte dell’ottimismo recuperato in precedenza, costruendo la melodia principale sugli accordi della chitarra acustica.
Estate recupera l’elettricità perduta e si dipana ancora su movimenti morbidi. Si fa qualche strepito in più all’interno della conclusiva Luce, che costuituisce in qualche modo il riscatto finale del disco.
Il disco si fa forte di una grande coerenza sonora e testuale, come se si trattasse di una sola canzone divisa in parti differenti soltanto per esigenze funzionali.
L’operazione, già di per sé interessante, è resa anche più coinvolgente dalle modalità sonore di Felpa, che organizza la propria personale campagna contro la paura con una pacatezza di fondo che non può non convincere.