Uscirà il prossimo 9 maggio Tutorial, il nuovo disco dei Dilaila: si tratta del quarto disco del gruppo di Paola Colombo, ma del primo dal 2010, dopo Ellepi.

Si tratta di nove tracce lavorate con calma, nostalgiche come da viva tradizione della casa, ben suonate e ben cantate.

Ascoltando un disco dei Dilaila, e “Tutorial” in particolare, la dimensione tempo si sfuma un po’. Non è che sia “come fare un viaggio nel tempo”, non è che proietti in tempi lontani, ma i riferimenti alle sonorità anni Sessanta sono tali e tanti che ci si scopre a pensare sicuramente più a Mina e a Peppino Gagliardi che a Rihanna, diciamo.

Storia di una scema che diventò farfalla è il primo singolo e apre anche il disco, con un autoinsulto così desueto, gentile e milanese da strappare un sorriso. Il pezzo si muove morbido tra immagini casalinghe e acuti a braccia allargate, ed è l’introduzione perfetta al disco.

A proposito di immagini quotidiane e casalinghe: è la centralità del testo di Non ci prenderanno mai, che si diverte a coniugare linguaggio simil-rivoluzionario a fenomeni molto tangilbili come le bollette e il Fluimucil.

A dispetto delle prime note che possono rimandare ai Metallica, Se io fossi la notte è forse l’esempio più fulgido e riuscito della volontà passatista dei Dilaila, con un ritornello che dice: “Per descrivere te/le lacrime sono perfette/Veglierei su di te/se solo io fossi la notte”.

Insomma, come se fosse un testo scritto da o per Sergio Endrigo o Umberto Bindi (i quali però, è presumibile, non avrebbero completato il verso con “per sorridere se/l’orrore nel buio ti fotte” come invece fanno la Colombo e compagni, preferendo la soluzione forte a un più ovvio “ti inghiotte”).

I mostri sotto il letto vive due vite diverse, entrambe notevoli, legate all’andamento della canzone, chiusa con il coro alla “Hey Jude”. Anche A Caso (Sto pensando a lui) ha un intermezzo sorprendente che interrompe la storia d’amore e d’abbandono narrata dal testo. Come spesso nel disco, la malinconia di fondo dei testi è temperata da una buona dose di ironia.

Più mossa e incisiva L’Amore in fuga, mentre Radio ’96, tra citazioni di “People are strange” dei Doors, emerge per il ritornello e per il cantato della Colombo. Fiori urlanti confeziona qualche sorpresa a livello sonoro, pur all’interno di un recinto pop piuttosto ben delimitato.

Chiude la più intima e sentita Il Gran Sole di Hiroshima, che cita l’omonimo libro di Karl Bruckner con un testo piuttosto onirico.

Ci sono dischi di conferma e dischi di sorpresa, quelli con cui si spiazza completamente l’ascoltatore che si aspettava qualcosa di diverso. Di certo Tutorial appartiene alla prima categoria, ma non è necessariamente una critica: i Dilaila confermano classe e raffinatezza non comuni e una capacità di costruire canzoni eleganti per raccontare storie a volte piccole ma sempre significative.

2 thoughts on “La recensione: “Tutorial”, Dilaila”

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