Ogni viaggiatore ha una forza che lo spinge a mettersi in cammino. Quel che ha mosso i passi di Cristina Donà fino al palco del Teatro Modena di Genova, ospite del Lilith Festival insieme a Elena Dak e Saverio Lanza, suoi compagni di percorso, è senza dubbio il desiderio. Lo stesso desiderio che viene raccontato ne La musa e l’orizzonte, lo spettacolo che tesse trame, lega storie, accarezza parole e se ne prende cura.
C’è il racconto di viaggio, con letture toccanti e colorate, che fanno sentire il profumo del Mediterraneo e il fruscio del vento nel deserto; fanno accarezzare i colori della Mongolia e sentire il suono delle bombe in un luogo di guerra. I luoghi di guerra, in fondo, si somigliano tutti. C’è il racconto delle migrazioni, necessarie anche se deprivative, perché ‘Migrare significa dover andare’. Una lettura, una canzone: questo il ritmo scandito dagli artisti sul palco, e nella vita il ritmo giusto è quello che serve per far funzionare le cose, altrimenti arranchi o corri, corri senza stare nel momento. E se impari ad abitarlo, quell’istante, quante cose puoi imparare.
Anche in una sera a teatro: si può riascoltare una vecchia canzone ed emozionarsi come se fosse la prima. Si può immaginare di essere altrove senza spostarsi di un passo. Si può ammirare la delicatezza di uno sguardo complice, di un sorriso furtivo. Si può porre attenzione su quel che spesso ci capita di dare per scontato.
“Dio benedica gli artisti che ci avvicinano alle cose belle, così facili da dimenticare” ha sottolineato Cristina Donà poco prima di congedare il pubblico. Non parlava di se stessa, ma va ringraziata per aver portato magia in una serata ancora estiva, che non vuole arrendersi all’autunno.
Insieme alle letture, sul palco si sono alternati i brani:
Nido
Migrazioni
In fondo al mare
Universo
Il senso delle cose
Camminare
Desiderio
Perpendicolare
Stelle buone
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