L’intervista: Black Elephant, aprendo la scena #TraKs

10353411_857901340905818_756156121109918942_oE’ uscito da pochissimo Bifolchi inside, il nuovo lavoro dei Black Elephant, di cui TraKs ha ospitato il free download (qui la recensione del disco e il link per scaricarlo). Il disco, prodotto da Mattia Cominotto, parte dal metal per disegnare traiettorie diverse, che portano anche a una tiratissima cover di “Male di miele” degli Afterhours. Ecco la nostra intervista con la band.

Potete raccontare la storia della vostra band? Che cos’è successo dall’uscita di “Spaghetti Cowboys” a oggi?

La nostra storia è simile a quella di altre moltissime band: tanti sacrifici e molte umiliazioni. Arrivati a questo punto, però, possiamo dire che le nostre piccole soddisfazioni cominciamo a togliercele (e la cosa non ci dispiace affatto)!

Rispetto al precedente demo, i cambiamenti più visibili riguardano la tecnica e il senso di consapevolezza riguardo al ciò che si sta facendo.

Questo mutamento ci ha portato a porre maggior attenzione al cercare di proporre una propria originalità e al raffinare ulteriormente il nostro gusto, per quanto riguarda suoni e possibili soluzioni.

Cosa è sicuramente rimasto uguale è l’attitudine. Detto questo, ciò che crediamo spicchi maggiormente nel nuovo disco è la spontaneità e l’ironia, ovvero l’atteggiamento con cui affrontiamo la vita ogni giorno.

E poi, parliamoci chiaro, cosa avremmo dovuto fare? Viviamo in Italia, un paese dove mentre risenti i passaggi del tuo disco la vicina di casa ascolta Albano a palla!

Lo so, sono tragedie! Che tipo di periodo fotografa questo disco? Mi spiegate anche il titolo?

Continuiamo a vivere un periodo bipolare come tutte le band, un giorno sei in paradiso e il giorno dopo all’inferno, un giorno ti sembra che a qualcuno piaccia quello che fai e il giorno dopo suoni con davanti la pista vuota perché tutti aspettano che dopo di te suoni la band tributo ai Pooh… Di nuovo c’è solo che abbiamo imparato a divertirci di tutto ciò.

Il titolo Bifolchi Inside nasce dal fatto che per quanto ci sforziamo rimaniamo la band di provincia un po’ grezza e ingenua, con i vestiti fuori moda e l’idea fissa di andare a suonare cercando sempre di spaccare tutto.

Come mai avete scelto di affidarvi a Cominotto, ben noto per aver lavorato su ottimi dischi, ma non necessariamente legati alla scena metal?

La scelta di affidarsi a Mattia Cominotto per le registrazioni è semplice: da lui registrano le uniche band originali nel panorama ligure (e non solo).

Ma questa non è l’unica motivazione. C’è anche da dire che, mentre nel resto del mondo il metal si è evoluto in mille sfumature (dai Mastodon ai Municipal Waste, dal Black Metal più cattivo a molte altre cose), in Italia la scena è tra le più chiuse e stereotipate dell’universo.

Quindi ci troviamo meglio a parlare di metal con Mattia Cominotto, piuttosto che con il solito nerd-metal in stile capelli lunghi e maglia coi dragoni medievali.

Mi spiegate la scelta di fare una cover di “Male di Miele”?

La scelta della cover non è casuale. Il testo ci è sempre piaciuto e, inoltre, modificando leggermente la cadenza delle chitarre, viene fuori un pezzo bello grasso!

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