I suoi Inverni iniziano fuori stagione: Hibou Moyen (vero nome Giacomo Radi) ha preso il nome dal gufo e ha realizzato un disco dall’atteggiamento minimal ma dagli spazi molto vasti, esprimendo un talento di grande rilevanza (qui la nostra recensione).
Il suo disco, a forte carattere meteorologico, è realizzato con il Collettivo Private Stanze e prodotto da Luca Spaggiari dei Fargas. Ecco come ha risposto alle nostre domande.
Mi puoi raccontare la tua storia e la storia di questo disco?
Tanto tempo fa, in un borgo di campagna lontano lontano . . . . In realtà ho iniziato il mio percorso musicale come tanti altri: una forte esigenza di scrivere con delle note di sottofondo.
Ho militato in varie formazioni rock per poi abbandonare la musica stanco delle varie dinamiche da “gruppo”, ma solo temporaneamente, fino a quando questa esigenza si è di nuovo fatta spazio nella mia vita, questa volta ancora più impellente e scevra di sovrastrutture da ansia da prestazione.
Hibou Moyen rappresenta proprio questa nuova rinascita e “Inverni” è il mio vestito nuovo. Ho scritto questo disco in modo spontaneo senza cercare fronzoli che lo snaturassero e gli stessi arrangiamenti, minimali per scelta, hanno seguito questo flusso. Volevo che suonasse in modo sincero e spero che questa intenzione si percepisca.
Il tuo stile di scrittura è molto peculiare. Uno dei testi che mi hanno incuriosito di più è “Non Estate”. Mi puoi spiegare come nasce?
Non Estate è nato in una sera di Novembre nella vecchia sede di Private Stanze. Stavamo registrando le chitarre del disco ma mancava un brano che chiudesse il ciclo. Avevo scritto il testo pochi giorni prima e la linea melodica che mi suonava in testa ma alcune frasi era come se non mi appartenessero.
Così ho suonato il pezzo e proposto a Luca Spaggiari (Fargas) di tagliare via alcune di queste frasi e sostituirle con delle immagini e come per incanto tutto è andato al suo posto. Non Estate è un brano speciale per questo, perché ha sancito la nostra collaborazione e un’amicizia preziosa. E’ una canzone molto cinica e romantica allo stesso tempo.
Un altro testo che mi incuriosisce particolarmente è “Hotel Skone” (in realtà mi incuriosiscono tutti, ma mi sembra scorretto farti raccontare traccia per traccia, per cui mi limito).
Ti ringrazio per questa tua curiosità. Questo brano trova le radici in un viaggio in Estonia che condivisi molti anni fa con un amico. Alloggiavamo in questo hotel fatiscente ma bellissimo sopra una stazione ferroviaria, pochi soldi e molte illusioni.
Ho utilizzato questo scenario per raccontare la presa di coscienza di una mediocrità che recide alla base questo incanto, il momento in cui la meraviglia del “tutto è possibile” lascia il posto al “tutto era possibile” in una società in cui il più grande talento è il denaro. Per non spegnersi dobbiamo affidarsi all’ironia e soprattutto non prendersi troppo sul serio. Ps. Non ti limitare, ricorda che è gratis!!!
Come gratis? E poi ci si lamenta se con la musica indipendente si fanno pochi soldi… Torniamo a noi: il panorama sonoro di “Inverni” molto adatto alle storie che hai raccontato qui, ma pensi che il tuo orizzonte potrebbe cambiare in maniera notevole qualora avessi bisogno di narrare storie diciamo meno sussurrate? O la base voce/chitarra acustica resta comunque il tuo alveo naturale?
Al momento mi trovo molto a mio agio nella dimensione chitarra acustica/voce ma parafrasando la tua metafora orografica potrei anche uscire dagli argini in futuro… dipende dal meteo.
Ritengo che la sperimentazione sia alla base della vitalità dell’arte (e di molte altre cose) per cui non voglio limitarmi in alcun modo finchè sarò sano di mente. Posso però dirti che il secondo album a cui sto lavorando avrà ancora questa base di atmosfere acustiche.
Vorrei sapere come nasce la collaborazione con Luca Spaggiari dei Fargas e perché hai scelto lui come produttore.
Con Luca è meglio dire che ci siamo scelti e la collaborazione artistica è stata una conseguenza del coinvolgimento sul lato umano. Ci siamo conosciuti davanti a una bottiglia di vino a una festa di un’amica comune dove io ho suonato Sofia, un pezzo contenuto nell’album.
Luca mi ha proposto di registrare nelle sue Private Stanze e da quel momento è nato un sodalizio che mi auguro maturi e si rinnovi negli anni.