L’intervista: i nervi e le suggestioni dei Medulla

Si sono presentati a ottobre 2010 con “Introspettri”, un disco autoprodotto che ha contribuito a farli conoscere. Ora i Medulla, nati a Milano nel 2008, pubblicano il secondo album della loro carriera, una sorta di concept dal titolo “Camera oscura” (qui la nostra recensione).

Dal foro stenopeico della Camera oscura dei Medulla si vede un modo piuttosto inquietante, con sentore di decadentismo, rabbia e fiabe andate a male. Ecco le risposte che hanno dato alla nostra intervista.

E’ passato molto tempo dal vostro esordio autoprodotto e la band ha anche cambiato formazione. Sentite questo disco come il vostro “vero esordio”?

Con Introspettri ci siamo presentati al pubblico. Poi siamo cresciuti, ci siamo evoluti. Siamo maturati. Camera Oscura non è un esordio ma un nuovo punto di partenza, che ha più cognizione di sé, per il lavoro che ci aspetta ancora. E’ stato emozionante come fosse la prima volta e vedere una risposta del pubblico così intensa è qualcosa che difficilmente dimenticheremo.

 Come avete affrontato la composizione di questo disco, che so piuttosto lunga e che cosa avete imparato lungo la strada?

Durante i mesi in cui abbiamo lavorato a Camera Oscura ci sono stati momenti di euforia e momenti di stress al limite della sopportazione… il percorso è stato lungo ma ogni volta che i nervi di qualcuno erano sull’orlo di cedere c’era qualcun altro pronto a tirare il carro..

Ogni pezzo ha poi una nascita diversa. C’è quello che nasce da un giro di pianoforte, quello che prende vita da un riff di chitarra (poi tendenzialmente passato sempre alla tastiera), o da uno spunto di basso. Non ci standardizziamo mai nella composizione, e nel seguente arrangiamento dei pezzi.

L’arrivo di Brambo (Giuseppe Brambilla, il batterista, Ndr) ha sicuramente segnato una svolta e un arricchimento con il suo modo di approcciare la ritmica e la sua passione per l’elettronica, fornendo nuove chiavi di lettura.

Mi sembra che tutti i pezzi siano intrisi di riferimenti letterari tra il fiabesco, il romantico e il decadente. Vorrei sapere da dove prendete spunto per i vostri testi e quali sono i vostri scrittori di riferimento.

I testi non prendono prettamente spunto dai riferimenti letterali, sinceramente. Spesso sono suggestioni che poi, una volta cominciate a evolversi, si riconoscono in riletture in chiave oscura di fiabe o di, appunto, riferimenti.

Il Coniglio, per esempio, è nato da una serie di immagini che si susseguivano in testa (la prima cosa che ho fatto è stata un disegno di una carta che raccoglie in un secchio il sangue che fuoriesce da una testa decapitata, sullo sfondo le “famose” rose del cartone della Disney) e ci son voluti mesi per metter su carta quello che all’inizio era solo una specie di “cortometraggio mentale”.

Per La Cenere, invece, è nato prima il ritornello (scritto da Pico sulla metrica e linea del cantato) quindi le strofe sono state scritte attorno a questo nucleo molto forte. Ma sono solo due esempi, sia chiaro.

So che avete girato il video de “La filastrocca” nell’ex ospedale psichiatrico di Mombello. Vorrei sapere che atmosfere avete “assorbito” da quel posto e com’è stata nel complesso l’esperienza.

L’ex ospedale psichiatrico di Mombello è diventato qualcosa di molto simile a “casa nostra”… lì dentro ci siamo sentiti liberi di esprimere molto di quello che avevamo dentro. Abbiamo trovato esattamente quel che cercavamo, per la Filastrocca. Decadenza e brividi, muffa e reminiscenze di qualcosa di sopito ma ancora vibrante. Questo è uno dei nostri lati estremi, e in realtà ci sembrava un po’ di essere a casa ahahahaha!

Come vivete la dimensione dal vivo e che aspettative avete per i brani di questo disco in concerto?

Sul palco cerchiamo sempre di fare uno spettacolo a tutto tondo. Non si tratta di riproduzione dei pezzi. Diamo spazio a un immaginario che dà voce ai brani del disco, e ci piace che il pubblico vi si perda. 
L’aspettativa? E’ sempre quella di riuscire ad arrivare a chi si ritrova ad ascoltarci e riuscirne a cogliere un po’ di emozione. Anche se ammettiamolo, sentir cantare le nuove canzoni dal pubblico durante la  serata di presentazione del disco ha provocato sicuramente una traboccante emozione soprattutto in noi!

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