Dell’amore animale, dell’amore dell’uomo, dell’amore di un Dio è il nuovo album, il secondo in italiano, di Lorenzo Del Pero, cantautore e poeta dell’entroterra pistoiese.
Il disco è stato anticipato dal singolo Verrà la pioggia, invettiva accorata verso i poteri forti. Lacrime e sudore per un disco cesellato per anni da Lorenzo in ogni minimo particolare lirico e sonoro.
Ciao Lorenzo. Com’è nato il tuo progetto?
Il disco nasce dall’esigenza di sfogare un carico di emozioni che mi appesantiva. Un’indagine dolorosa, introspettiva, per far pace con il sentimento dell’amore e decriverlo nelle sue più recondite sfaccettature.
Quali sono state le tue influenze principali?
Non saprei da dove cominciare. Sono talmente tante e diverse che mi è impossibile sintetizzarle. Forse la definizione più suggestiva, l’ha data un mio amico quando, scherzando, mi ha scritto di aver sentito Chris Cornell cantare De Andrè.
Il nome del tuo disco è originale, da dov’è nata l’idea?
È appunto una vera e propria didascalia dei contenuti espressi nelle canzoni.
Con chi ti piacerebbe collaborare?
Con artisti le cui vite, rispecchino le loro canzoni. E sono pochi.
Parteciperesti mai a un talent show?
No. Parto dall’assunto che la musica e l’arte in generale non siano beni misurabili. Non si può dare un voto ai sentimenti.
Hai viaggiato e visto sicuramente moltissime cose, trovi differenze musicali tra l’Italia e il resto del mondo per quanto riguarda la gestione e la carriera degli artisti emergenti? E’ più facile emergere altrove?
Non ci sono molte differenze ormai. Si trovano progetti interessanti un po’ ovunque e si incontrano le stesse difficoltà a emergere. L’attenzione del mainstream è rivolta sempre di più a prodotti molto ben confezionati, ma una volta scartati, si rivelano scatole vuote. Ed è così anche nel resto del mondo.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Scrivere con onestà e, per questo, essere credibile.