Com’è strano il sapore che riesco a sentire, a poche ore dalla fine di uno dei concerti più attesi dell’estate, perlomeno per chi sta scrivendo. È il sapore del rock che non vuole mollare, della presenza costante, ingombrante, totalizzante dei protagonisti che lo incarnano in maniera leggendaria e senza il minimo cenno di stanchezza: Manuel Agnelli e Thurston Moore. Ognuno a suo modo, ognuno nel suo mondo.

Ma andiamo con ordine. Siamo ancora al Balena Festival, che ci terrà compagnia fino al prossimo 26 luglio, siamo ancora Genova all’Arena del mare, siamo ancora in allarme caldo e, inaspettatamente, siamo ancora in piedi , anche se per questa serata ci sono i posti a sedere. Ma non si molla mai. Ad aprire le danze questa sera, con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia, è Dellacasa Maldive, Riccardo Dellacasa all’angrafe, vecchia conoscenza di TRAKS e sempre un piacere da rincontrare. Il sound che Riccardo e la sua band portano sul palco è a cavallo tra l’elettronico e il rockettone, l’attitudine si muove tra il club e il palco di una festa tra amici: il risultato è un’esplosione di energia, che arriva a scaldare subito subito il pubblico.

Sul calar del sole ecco che arriva uno dei re della serata, Thurston Moore, insieme al suo gruppo: Debbie Googe dei My Bloody Valentine al basso, James Sedwards alla chitarra e Jem Doulton alla batteria. Al 34esimo posto nella classifica di Rolling Stone dei migliori chitarristi rock di sempre, è cofondatore e frontman degli Sonic Youth, ammaliatore e assolutamente fuori dal tempo e dallo spazio. Sale sul palco quando ancora stanno finendo gli ultimi preparativi e sembra posseduto, mentre segue il filo dei suoi pensieri e lo rincorre sulle corde della chitarra che con maestria riesce a possedere come se fosse il naturale prolungamento della sua stessa essenza.

Una chitarra vissuta, non uno strumento messo a lucido per i riflettori ma un mezzo per esprimere la naturale propensione alla psichedelia di cui Moore è portavoce indiscusso. Parla poco sul palco, ma si stupisce della presenza dei traghetti che passano accanto al palco, accennando un sorriso e salutando. Chissà come ci si sente a essere dei geni folli come lui.

Giusto il tempo di spostarsi di nuovo verso il second stage che ecco arrivare i bresciani Cara Calma, di nero vestiti ma con delle labbra (quelle del loro ultimo album Gossip!) stampate sulle giacche. Elegantissimi e affascinanti, hanno presentato al pubblico i loro brani Una festa, Rispettare i centimetri, Valanga, Balla sui tetti, Premi sulle ossa, VMDV e Altalene. Una bella sorpresa per molti, una conferma per altri: sottopalco un gruppetto di fan ha cantato senza sosta dal primo all’ultimo brano.

Si spegne il second stage e ci si ritrova, di nuovo, al cospetto del Manuelone nazionale. Il timore reverenziale del pubblico svanisce non appena il frontman degli Afterhours apre bocca. Con lui sul palco ci sono Frankie e DD dei Little Pieces of Marmelade, perfettamente calati nei panni di band del loro giudice di X Factor, Beatrice Antolini e Giacomo Rossetti dei Negrita. Ci sono i pezzi nuovi da solista, Signorina mani avanti alla Profondità degli abissi, su cui il buon Agnelli ha qualcosa da dire: “È un pezzo che ho scritto su commissione, per il film Diabolik, e non è stato capito”. Poi però inizia a cantarla e gli si va dietro lo stesso.

Come si può star fermi, d’altronde? Ci sono però i grandi pilastri del repertorio Afterhours, da Male di Miele a Quello che non c’è, passando per Ballata per la mia piccola iena, Padania e Bye bye Bombay. Lacrime, brividi, urla sotto il palco, chitarre, capelli, magia sopra. Ci sono molto cuore e molta passione nel modo di cantare e suonare di Manuelone, ci sono sul volto i segni del tempo che passa ma che passa molto più lentamente addosso a lui.

E se è vero che ci sono molti modi per stare su un palco, è anche vero che devo ancora incontrare qualcuno che sia in grado di dominarlo come Manuel Agnelli. Sia che abbia la chitarra tra le mani, che guarda e possiede come in un rapporto carnale, sia che si sieda al piano, sia che stia in piedi a far roteare il microfono.

La scaletta del concerto di Manuel Agnelli

Pam pum pam
Signorina mani avanti
Veleno
Non si esce vivi dagli anni Ottanta
Male di miele
Varanasi Baby
Bungee Jumping
Quello che non c’è
Ballata per la mia piccola iena
La profondità degli abissi
Proci
Padania
1.9.9.6.
Dea
Lasciami leccare l’adrenalina
Voglio una pelle splendida
Non è per sempre
Bye Bye Bombay
Ci sono molti modi

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