A distanza di un anno da Neverland, nato dalla collaborazione con Sick Luke, Mecna torna con un nuovo disco da solista, Mentre nessuno guarda, disponibile su tutte le principali piattaforme digitali e in versione fisica (CD e vinile) per Virgin Records (Universal Music Italia).
Quattordici tracce che dimostrano la maturità stilistica raggiunta da Corrado, e il ritorno a collaborazioni di vecchia data: alle produzioni e strumentali ritroviamo infatti i producer Lvnar, Iamseife e Alessandro Cianci, con cui negli ultimi anni Mecna ha intrapreso un percorso che lo ha portato a una definizione sempre più netta del suono e dell’immaginario del proprio progetto.
Mecna traccia per traccia
Si inizia con un pezzo tutto sommato tranquillo: Demoni è più ricco di rimpianti che di rivendicazioni, con qualche vago pizzico di black music all’interno di piccole sensazioni elettroniche.
Cominciano i featuring a partire dalla traccia successiva, Punto debole, che allinea un Gué Pequeno abbastanza acidino, nonché un ritmo molto più intenso e un battito più appuntito.
Già presentata come singolo e video, ecco poi Tutto ok, con Frah Quintale che curiosamente si spara una strofa da rapper “integralista”, mentre Mecna se la canta come se il cantautore “misto” fosse lui. Il risultato è un altro pezzo con tendenze vagamente r&b ma anche molto pop.
Ballatona dai colori notturni, ecco poi Non mi va/con te, molto intima e tristanzuola, che torna a proporre il rapper in solitaria, con un cambio di ritmo piuttosto curioso a metà brano, con due passi nello psichedelico. “Se tu non fossi venuta a salvarmi/non avrei capito niente di me”.
Così forte ha un rap serrato fin dalle prime battute, con tentazioni di fuga su sonorità abbastanza minimal. Anzi, così minimal che il finale è a cappella.
Ecco poi Alibi, altra canzone di rimpianti, con Madame che entra in modo contundente a circa metà brano, fornendo un’alternativa ansiogena al rappato più tranquillo di Mecna.
Si procede con Amore mio, punteggiata di battiti sulle prime, poi fluida, filante e molto elettronica. Calcando bene sulle rime, ecco poi Wow, con il featuring di Ernia, che cita Tolkien, Kafka e i fratelli Grimm, tra i rimbalzi elettronici.
L’Interludio è tale soltanto per la durata, meno di due minuti, ma racconta episodi e si rivela piuttosto pregno. Paura di me si rivela molto più cattiva, serrata e magmatica.
Carattere piuttosto rabbioso anche per Coltello nel burro, come se in questa specifica parte dell’album si concentri gran parte della rabbia.
Si torna a un umore un po’ più depresso nella peraltro molto ritmata Vivere, che vede la partecipazione di Izi. Altro singolo presentato qualche tempo fa, ecco Ho guardato un’altra, confessione ritmata e su di giri, che termina con vocalizzi simil dance.
L’ultimo brano è Scusa, in cui si ritrova un po’ dell’atmosfera di Demoni. L’elenco delle scuse sembra piuttosto realistico e fondato su esperienze e persone vere.
Lacrimuccia sul viso in copertina per Mecna, che in svariati pezzi del disco allude ad amori finiti. Ma oltre alla parte sentimentale si scorge senza difficoltà la capacità del rapper di costruire un disco dalle atmosfere spesso morbide ma anche ricche di energia e di struttura, con ospiti scelti in modo accurato, con testi credibili. Non sconvolgerà il mondo dell’hip hop, ma è un ottimo disco.