Miqrà, “Ultimo piano senza ascensore”: la recensione

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Ultimo piano senza ascensore è il disco d’esordio dei Miqrà, trio nato tra Siracusa e Catania. L’album è stato costruito in un periodo lungo quattro anni, con lo sguardo del cantautore Giovanni Timpanaro rivolto alla lirica d’oltreoceano di Tom Waits e le sonorità scure e spesso incentrate sui loop sviluppate dal polistrumentista Mario Giuffrida che ha curato tutta la parte ritmica (basso e batteria) e l’esperienza di Gaetano Santagati alle chitarre e lap steel.

L’intero album è stato registrato a Siracusa presso lo studio Arsonica con la produzione artistica di Carlo Barbagallo. Le nove tracce del disco rappresentano questo lungo percorso in cui le sonorità della band passano dal cantautorato nostrano al mondo elettrico post rock.

Miqrà traccia per traccia

Ad ogni goccia apre l’album su uno spunto narrativo ben raccontato, tra sonorità noir e un mood cantautorale. Atmosfera apparentemente più leggera quella di Radioattività, in cui di nuovo prevale la voglia di raccontare storie sporche di una Roma spezzata.

Si prosegue con Delay, mood morbido e quasi tropicale che stride con le rime piuttosto appuntite. Si viaggia lenti, attraversando atmosfere intime, con La ribellione alla statistica, che parte acustica e cresce gradualmente, anche nel campo del dolore.

Con Camilla si opta per sonorità sintetiche, mantenendo però l’umore cupo e nervoso. Si riabbassano i toni con l’amarissima Fellini e Charlot, languida e contrastata, ma sempre piuttosto in nero.

Più ritmata e avvolta intorno a un giro di basso vellutato ma molto vivace Per colpa del cemento, che come sempre mescola livello privato e pubblico nel testo. Si va invece decisamente sul personale con Una cosa che mi manca di te, con finale elettrico/acido. Si chiude con un altro pezzo lento, Serotonina, che cammina piano prima di arricciarsi vero l’alto nella parte finale.

Personalità evidente e spiccata per il trio siciliano: i Miqrà colpiscono con il loro disco d’esordio prima di tutto con i testi, ma senza che la musica si collochi a livelli inferiori. Anzi l’atmosfera in cui ogni canzone si bagna è sempre adatta e opportuna, per un risultato complessivo davvero notevole.

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