Si è parlato un mesetto fa di Federer, l’esordio su lp dei Miss Mog (qui trovi recensione e streaming del disco). Il synth pop con qualche traccia vintage e molta eleganza complessiva del gruppo si distende su undici tracce, sulle base delle quali abbiamo deciso di rivolgere qualche domanda alla band.
Potete riassumere la vostra storia fin qui e spiegare il nome della band?
Miss Mog è nata in qualche cadente sala prove di Marghera, dove Grace (macchine) e Tommy (basso) praticavano elettronica estrema e irripetibile, cercando di coinvolgere, talvolta, chitarristi, batteristi e cantanti. Il progetto ha poi preso forma – parliamo di fine 2012 – con l’arrivo in pianta stabile di Enrico, alla voce, e di Alvise, che ha suonato la batteria con noi per circa un anno, poi se n’è andato.
Le canzoni sono venute fuori di colpo, e tutte insieme, nel corso del 2013: abbiamo pensato di registrarle, più che altro per dar loro una versione definitiva. Qui è subentrato Beppe Calvi (aka Zucca Veleno), diventato il nostro produttore, nonché, che a furor di popolo, quarto Miss Mog. Il sospetto che le canzoni avessero un che di buono ce l’avevamo fin da quando sono nate, ma solo con la produzione di Beppe abbiamo capito che il progetto poteva funzionare.
La ricerca del nome è stato, forse, lo scoglio creativo più difficile che abbiamo affrontato. Volevamo qualcosa di universale e provinciale al tempo stesso. Ripetuti tentativi a tavolino sono falliti miseramente o hanno prodotto obbrobri senza eguali. Una sera il nostro primo e unico batterista ci ha raccontato di quando, come lavoro, gestiva un parcheggio: ricordando le giornate invernali passate a inalare polveri sottili, disse in veneziano: “no respiravo smog, jero deventà mì smog”. Miss Mog, appunto.
Mi incuriosisce anche il titolo del disco nonché la copertina: come nasce la scelta di “Federer”, oltre che dall’omonima canzone?
Potremmo rispondere dicendo che Federer è un eroe positivo, è l’incarnazione, nel mondo del tennis, della bellezza, dello stile e della simmetria… ma non è per questo. Per qualche anno Federer è stato praticamente imbattibile, un avversario insuperabile. Se non ti chiamavi Nadal potevi pure stare a casa, ma nessuno dei suoi avversari l’ha fatto. E tutti hanno nascostamente creduto o sognato di poterlo battere.
Il che, di per sé, costituisce il vero privilegio. Non tutti abbiamo la fortuna di incrociare obiettivi che siano ben oltre la nostra portata, ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare o che avremo mai la capacità di fare. Poter tentare l’impossibile è vera, autentica, questione di fortuna, ben prima che riuscirci. E allora? Lo abbiamo messo in copertina, no?
In Federer, oltre ai quattro pezzi dell’ep “Tutto Qui” del 2014, freschi di remastering, sono finiti altri sette pezzi, concepiti tra fine 2013 e inizio 2015: un arco temporale abbastanza lungo durante il quale molte cose sono cambiate, dalla nostra formazione (due brani erano nati con la batteria acustica) alle tecniche che abbiamo usato per scrivere le percussioni e registrare gli strumenti.
E’ stato un bell’allenamento… Abbiamo imparato un sacco di cose e ricevuto aiuto da molti: tra questi dobbiamo assolutamente nominare Matteo Marenduzzo di Soviet e Tommy Di Santo (aka Akroama) per il supporto che ci hanno dato. E soprattutto Beppe Calvi, il cui certosino lavoro di produzione e mastering ha reso possibile che 11 canzoni a volte così dissimili tra loro potessero convivere in modo coerente e sensato nello stesso disco.
Avverto una certa frizione, se non proprio distacco, tra sonorità spesso piuttosto animate e testi che virano verso il pessimismo. Come scrivete le vostre canzoni?
I nostri pezzi nascono sempre da improvvisazioni, un groove di batteria, un giro di basso o di accordi di tastiera e si parte verso territori sconosciuti. Presto una struttura di canzone è pronta, linea vocale compresa. A questo punto viene spesso deciso un titolo, senza che del testo del pezzo si sia ancora neanche pensato… per quello ci sono le settimane e i mesi a venire…
Forse da questo deriva la cesura che a volte si può sentire tra musica e parole, in quanto la prima può nascere sotto un mood del tutto diverso da quello che esiste quando il testo viene faticosamente partorito. Diciamo, comunque, che i contrasti (anche questo tra testi e sonorità) ci piacciono molto, e quando si presentano non opponiamo resistenza.
Miss Mog: lucida pazzia
Come nasce “Venety Fair” e perché l’avete scelta come singolo?
Vanity Fair, prima di essere un giornale, è stato un posto di perdizione di cui parla il teologo e scrittore inglese John Bunyan nel poema allegorico The Pilgrim’s Progress, dicendo che è stato costruito da Belzebù in persona. Christian, il protagonista dell’opera, abitante dalla città della distruzione, ci è passato mentre percorreva la via verso la città dei cieli.
Dopo qualche tempo, però, abbiamo immaginato che Christian sia tornato indietro: date le sue origini, aveva nostalgia di un po’ di distruzione. Ma ha letto male le indicazioni, ed è finito a Veneti Fair, dove i gelsi si contornano di cemento: poco male, si è subito sentito a casa… La scelta di farne il singolo? Probabilmente perché abbiamo ritenuto che fosse il pezzo più rappresentativo delle sonorità e suggestioni che caratterizzano Federer.
Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
Piuttosto semplice, in realtà.
Enrico: voce, nei live filtrata da un effetto da palco, il TC Helicon VoiceLive.
Tommaso: basso (MusicMan 4 corde + testata Hartke ha3500 + cassa Trace Elliot 4×10”)
Graziano: tastiere, sequancer e batterie (Korg Radias + Korg microKorg + Korg Intros Kaossilator Pro Dynamic Phrase Synthesizer + Korg Piano). Per alcune batterie ci siamo serviti di software (Ableton Live e Reason).
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
Bugo, anche se non ha molto a che fare con la nostra musica, lo vediamo in pole position, più che altro per la lucida pazzia che lo contraddistingue. Tra le cose più recenti, abbiamo amato il disco dei Soviet Ladies uscito lo scorso anno e quello dei Kleinkief di quest’anno. Andando indietro, ma non troppo, Offlaga Disco Pax, Es, Cani, Max Gazzè e Afrerhours. Grande amore per Affinità-Divergenze dei CCCP.