Forse non è essenziale è il nuovo album firmato dai Nova: otto brani che si fondano su miscele spesso esplosive a base di rock alternativo.
“Forse non è essenziale” riprende il tema più caro ai Nova, il viaggio. Un viaggio tra la realtà che ci avvolge, scaldandoci, stringendoci, ma soprattutto un viaggio tra i propri sogni e l’interiorità profonda che parte dalle proprie radici in connessione con il cielo stellato. All’interno di questo album ci sono momenti illuminanti, di trasformazione, insieme alla sinergia di archetipi emozionali agli antipodi a essi.
“Io amo viaggiare, ma odio arrivare”, ogni meta della nostra vita non è che un punto di stasi e l’inizio del decadimento nonché di ascesa di ciò che eravamo e ciò che saremo. Dunque, in un universo in cui anche il minimo e più infinitesimale oggetto è in costante movimento, la legge della natura suggerisce che la nostra persona debba viaggiare in un moto perpetuo per preservare la propria integrità, per progredire e per sopravvivere. Allora la domanda che ci poniamo durante questo viaggio è: “esiste un vero traguardo?”. Ma forse non è essenziale
Nova traccia per traccia
Una potente attività sui bassi fornisce una robusta base per Inganno, che apre il disco con dosi generose di elettricità e rumore, a dispetto di un cantato tranquillo e composto, almeno sulle prime.
Ci si rivolge poi a Enkidu, amico di Gilgamesh e protagonista della mitologia sumera, che dà il titolo a un brano piuttosto furibondo e tiratissimo, ancorché con qualche arabesco sul finale.
Ambiguità ronzanti si sollevano da I quadri di Edoardo, che accoglie sorprendenti chitarre funky all’interno di un tracciato in crescita graduale.
Diretta al bersaglio grosso, ecco poi La Sindrome di Stendhal, che viaggia veloce su suoni rock senza oscillazioni particolari, ma anche con una patina malinconica che si stende sul brano, nonostante le attitudini rumorose.
Parte, si stoppa, riparte con maggiore furia Specchio nero, brano che lascia le briglie sciolte e consente di sfogare tutte le proprie rabbie. Arriva poi un Diluvio che ha caratteristiche molto più intime, nonostante le sonorità non proprio tranquille.
Ecco poi Morty da sempre, che visto il titolo fa pensare a Rick and Morty, ma poi chissà qual è la vera reference: il brano vive fasi diverse, si avventura in dimensioni cosmiche, poi torna a picchiare forte.
A chiudere ecco un bell’Attacco Marziano, uno strumentale abbastanza cinematografico e molto interessante, che mostra svariate ulteriori potenzialità della band.
Band che, va detto, potenzialità ne ha parecchie: i Nova mettono in mostra un ottimo campionario sonoro, corredato e corroborato da testi non banali. Il disco suona bene e forte, con grande continuità dal primo all’ultimo brano, ma cambiando spesso prospettiva e rendendo l’ascoltatore sempre curioso delle ulteriori svolte.