Una nascita lontana nel tempo, un ritrovarsi che fa a meno delle continguità nello spazio: i CABle21 si sono riuniti dopo molti anni, benché vivano in Stati differenti, e hanno pubblicato Simbolatria, un nuovo album che mostra come le idee non abbiano mai cessato di fluire per la band genovese.

Undici brani che affastellano influenze che abbracciano soprattutto il rock alternative, con una certa oscurità sempre presente e a portata di mano.

“Facciamo musica guardandoci attorno, facendo attenzione agli scarti e pulendoli con cura. Cercando di non interrompere il sogno”.

CABle21 traccia per traccia

Chitarre ed elettricità a distesa aprono Simbolatria, title track che è anche un’apertura di senso, dai forti sapori anni Novanta. Aquila e serpente, come nella simbologia precolombiana, ma anche altre divinità che si affollano in un brano che fa perno su un bel giro di basso.

Linee più filanti per far correre La paura sulla porta, robusta e vagamente orientaleggiante. Un po’ di quel senso alla Killing an Arab permea un brano che si aggira nei bassifondi per prendere alle spalle i “ministri del culto”, con un senso di minaccia che non se ne va mai.

Non che sia meno inquieta Zobeide, che però si appoggia su una sorta di minimalismo musicale, che poi nel brano sfuma a favore di un incedere cadenzato e di sonorità quasi orchestrali.

Impronta più cantautorale quella di Censimento del tempo, che parte voce e chitarra, ma che lascia poi spazio agli strumenti che si fanno spazio in modo piuttosto consistente. La burocrazia della vita e del cuore riempiono un testo particolarmente significativo.

Si scende nell’agone politico e militare, anche se non recentissimo, con Iraq body count, che mette in prospettiva una delle molte guerre inutili e dannosissime compiute negli ultimi decenni.

La vita è qui confeziona un abito sfavillante attorno a un brano di profonda tristezza, evocando memorie di dark wave. Molto sintetici gli istinti che si trovano in Separati, una richiesta di amnistia particolarmente elettronica.

Si imbraccia la chitarra e si va dritti con Università del disastro, che parla di ritmi, di civiltà e progresso, mentre si corre a tutta forza verso il baratro. Ritorna a tematiche simil-religiose Venerando il sole, che a dispetto del titolo e del tema, appare abbastanza oscura, se non fosse per un’abbagliante performance della chitarra.

Codici e farmaci cerca l’origine e la cura, in un’indagine che utilizza ancora l’elettronica ma principalmente come cuscino da appoggiare sotto gli strumenti elettrici.

Chiusura con risonanze profonde quella di Arrivi, che ha anche un retrogusto vagamente morriconiano, mentre continua a solcare le acque della new wave.

Lo stile dei CABle21 è innegabilmente vintage e legato a una scena musicale ben definita. Tuttavia c’è tantissima vita e contemporaneità nei suoni di una band che conosce bene le proprie possibilità e che è pienamente consapevole di come indirizzare la propria creatività. Un ottimo lavoro, completo, ricco e molto consistente, sia per quanto riguarda i testi, sia per la ricerca musicale.

Genere musicale: rock alternativo

Se ti piacciono i CABle21 ascolta anche: Nictagena

Pagina Instagram CABle21

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