Prima che sia tardi, il quinto album del cantautore catalano di origini perugine Olden, su cd e vinile limited edition in copie numerate su etichetta Vrec Music Label, Audioglobe distribuzione.
Un concept album, un romanzo in musica il cui artwork è impreziosito da dei disegni originali di Cristiano Baricelli (grafiche di Marco Olivotto) e la bonus track “Fiume Amaro” in duetto con Umberto Maria Giardini. La produzione artistica è di Flavio Ferri (Delta V). Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Da dove nasce la tua esigenza artistica e il tuo nome d’arte?
Credo che nasca come tutti gli slanci artistici da qualche tipo di sofferenza, dalla necessità di comunicare qualcosa, dalla noia, e da tante altre cose inconscie che non sapró mai.
Olden è il mio vero nome ormai, casomai dovrei chiedermi come mai mi chiamo Davide, perché davvero non ne ho idea! ???? (va bé diciamo che devo qualcosa a Salinger, inutile nasconderlo)
Leggendo il comunicato stampa ho letto “originario di Perugia” ma vivi a Barcellona, o mi sbaglio? In ogni caso, riusciresti a paragonare il panorama spagnolo a quello italiano? Sapresti scegliere il migliore?
Effettivamente vivo a Barcelona da undici anni, ho lasciato Perugia da un bel po’, ormai… per quanto riguarda i differenti “panorami” non credo ci siano delle differenze così sostanziali, soprattutto oggi, in un mondo così globalizzato e che tende a cancellare le sfumature; sono restìo a utilizzare modi di dire ma in questo caso il detto “tutto il mondo è Paese”, credo sia calzante.
Parlaci del tuo disco, com’è nato? Qual è il significato celato dietro “Prima che sia tardi”?
Prima che sia tardi è un racconto, un piccolo romanzo messo in musica, e raccontato attraverso le canzoni; è un invito a dare peso alle cose, a non sottovalutare i rischi nascosti di ogni sistema democratico, è una difesa della libertà, è un grido di allarme e di lotta.
E’ il tentativo di restituire umanità a una società che tende sempre di più a disumanizzarsi, che ha paura della verità e che preferisce la divisione alla solidarietà, la supremazia alla collaborazione. Vuole essere un cazzotto in faccia al populismo più becero, ingannevole e vuoto.
E’ il ricordo vivo di epoche tragiche che non possiamo permetterci di rivivere; è il futuro che non voglio nemmeno immaginare (anche se l’ho fatto, e proprio per questo cerco di scacciarlo via con la musica e le parole).
Anche il duetto con Umberto Maria Giardini è molto interessante, com’è nata a vostra collaborazione?
Ho conosciuto Umberto (artista che stimo e che seguo da molti anni) piú o meno un anno fa, ai tempi del mio precedente album A60; tramite un contatto in comune, con due telefonate, ci siamo organizzati per registrare questa nuova versione di Fiume Amaro (Bonus track del disco) che Umberto ha interpretato splendidamente.
Credo che il risultato sia una bella fusione, un giusto equilibrio tra le nostre voci e le nostre sensibilità.
A quale traccia del disco ti senti più legato?
Preferisco vedere questo album come se fosse un pezzo unico, un’unica storia e quindi una sola canzone; nella mia testa è così, non riesco proprio a sceglierne una, perché ogni traccia ha bisogno dell’altra per poter esistere.
Secondo me “Il clown” è uno dei pezzi più belli del disco, ce ne parleresti più nel dettaglio?
Il Clown è la seconda e definitiva trasfigurazione del personaggio “negativo” della storia, che da Oca Nera si trasforma in Pagliaccio, un uomo ormai esausto, sconfitto, solo. E soprattutto “ridicolo”, per tutto quello che rappresenta e per la fine che farà, e che sceglie di morire così come ha vissuto, da uomo che recita opportunisticamente una parte e che da vigliacco inganna e poi scappa. E’ un uomo senza coraggio, che smette di esistere quando il suo trucco si scioglie e la menzogna si rivela.
Parteciperesti mai a un talent?
Mai dire mai ma credo sia molto, molto, molto improbabile. Magari come giudice sì però, chissà… ormai Manuel ci ha sdoganati tutti eheh…
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
I prossimi progetti (come quelli di tutti) in questo momento così assurdo e complicato, sono per cosí dire “congelati”… Avrei dovuto continuare il mio tour live di presentazione del disco, ma come sappiamo tutti ora è tutto fermo e chissà fino a quando.
Per cui magari prima o poi mi uscirà fuori qualche nuova canzone, forse. O magari non uscirà fuori proprio niente, queste cose non si sanno mai in anticipo. E allora presto spero di poter riportare questo disco sopra a un palco, magari in un altro pianeta, dove ancora l’aria è buona e dove le persone possono ancora stare insieme, senza rischi e senza paure.