È disponibile Singapore (Canova Rec/Polydor/Universal Music Italia), il nuovo singolo di Ormai. Il brano – prodotto da Pietro Fichtner in combo con il tocco finale di Michele Canova, che ha rifinito e perfezionato il brano – unisce un approccio testuale da cantautorato con una base elettronica nel ritornello, un suono caldo con uno più ghiacciato, come restituire la distanza tra l’amore e il trauma, tra il trauma e il suo superamento emotivo.
A proposito di “Singapore“, ORMAI commenta:
“Ho scritto questa canzone per liberarmi di qualcuno e per liberarmi dell’idea che avevo di questa persona. Smettere di credere a qualcosa di radicato che si è rotto in maniera irrimediabile. Amare da adolescenti e credere che si crescerà insieme, mentre poi ci si ritrova cresciuti e irriconoscibili. Trovare una bellezza in questo era complesso ma era il mio obiettivo.”
Singapore arriva dopo 2016 (ascolto al link https://pld.lnk.to/2016), una una sfida per l’artista che lo vede violare limiti stilistici e andare oltre a tutto, cercando di provare anche una forte versatilità sulla scelta dei beat e Balliamo sto silenzio, brano (ascolto al link: https://pld.lnk.to/O_BSS) – accompagnato da videoclip (https://youtu.be/jP_t_91NdAg) diretto da Mirko Salcia – che vuole essere il manifesto di come distillare la bellezza dal malessere; e dopo il repack de I ragazzi annegati, l’ultimo album dell’artista (https://canovarec.lnk.to/iragazziannegati). Un album da pioggia fuori che vuole parlare di tutti quei brevi momenti di bellezza che attraversano il disagio, il delirio adolescenziale e la perdita. È una barca di fogli di giornale in una vasca: un viaggio breve, ma ci si riesce a perdere ugualmente.
Il processo di ricovero dalla depressione, i danni della mascolinità tossica, un universo in evoluzione che si scopre pieno di ombre costituiscono il punto di partenza di ORMAI, anche se, come lui stesso afferma:
“Sono tutte cose che rimangono sul fondo, solo se qualcuno le cerca. Sulla superficie c’è solo la ricerca di qualcosa di bello, di un luogo che non esiste, ma in cui vorrei portare chi ascolta”.