Esce il nuovo album di Paolo Angeli, Lema, quattordicesimo da solista, registrato a Sitges (Spagna) nel Silo Studio di Dave Bianchi e masterizzato a Cagliari da Marti Jane Robertson. La suite – che pulsa per oltre 46 minuti tracciando nuove rotte musicali ed evocando sonorità a cui Angeli ci ha abituati nel tempo – coglie un momento di grande creatività del musicista gallurese, reduce da un tour entusiasmante di 16 concerti in 19 giorni negli Stati Uniti.
Paolo Angeli traccia per traccia
L’album prende il via con un flusso di suoni dal carattere minimale, che già guardano verso Orienti vicini e meno vicini: Periplo porta con sé una prima navigazione e un primo istinto a perdersi. Presto il battito si fa accelerato e le distanze si accorciano, con la tensione sonora che sale e l’inquietudine che la segue da presso.
Chitarra e percussioni suggeriscono la via per la Sciumara, in cui entra il cantato a integrarsi e a danzare insieme agli altri strumenti. Il movimento è ascendente nonostante il dolore trasmesso.
Fitta di chitarre, Mavì è la più lunga del disco, quasi dodici minuti, ed è anche un punto nevralgico: con un passo agile percorre distanze lunghe. Mavì sta per Maria Vittoria, attivista sociale e politica nonché madre di Angeli. La voce entra a smuovere ulteriormente le emozioni, guardando ancora a est ma con un senso tutto mediterraneo per la melodia, tornando a pacificarsi nel finale.
Azafràn è un intermezzo in cui la chitarra si muove sola e disegna piccoli arabeschi lungo i quali è facile perdersi. Ma tutto porta a Nakba, brano drammatico scritto su ispirazione della poesia If I must die di Refaat Alareer, poeta e attivista palestinese ucciso deliberatamente durante un attacco aereo israeliano nel dicembre 2023.
Fermenta l’attività all’interno di Conca Entosa, che parte nervosa e poi si accinge ad accelerare progressivamente, come in vista di qualcosa. Ci sono sentimenti jazz nel brano, mescolati insieme a molte altre sensazioni e dinamiche.
Si prosegue con Ramadura, che è ispirata a musiche tradizionali sarde ma che ha sapori quasi tropicali qui e là, con percussioni apparentemente scomposte che però a campo lungo trovano logiche coerenti. Si chiude con una Sun Ra che riesce a essere sognante e percussiva insieme.
I suoni e le sensazioni si stratificano nel nuovo lavoro di Paolo Angeli, che riesce a coinvolgere tutto il Mediterraneo o quasi in una danza ora piena di dolore e risentimento, ora più leggera. Con lo sguardo dei grandi, il chitarrista disegna un perimetro entro il quale ci si può smarrire o ritrovare: comunque tutto avrà senso.
Genere musicale: strumentale, chitarra, ambient
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