Un disco può essere pop e raffinato insieme? Può lasciare un ritornello a martellare in testa e nello stesso tempo farti venire voglia di riascoltare alcuni brani per comprenderne le sfumature che ti sono sfuggite? Una Piccola Tregua è tutto questo, e molto altro. L’album, pubblicato dall’etichetta Lavorarestanca è il quarto lavoro di Paolo Cattaneo, che ha composto interamente le musiche e ha collaborato con numerosi artisti di riferimento della scena indipendente italiana per la stesura dei testi: Lele Battista, Ettore Giuradei, Giovanni Peli e Stefano Diana. La produzione artistica, affidata a Matteo Cantaluppi, ha contribuito a impreziosire e a dare una svolta elettronica alle composizioni dell’autore bresciano.
Paolo Cattaneo traccia per traccia
2905 è una breve introduzione strumentale, composta da rumori metallici che vanno lentamente a scemare, fino a diventare una melodia al pianoforte, che prende per mano l’ascoltatore fino a condurlo nel bosco incontaminato che Cattaneo ha voluto creare, “dove perdersi per ritrovare sé stessi, dove resettare i sentieri battuti del proprio vissuto per tracciarne di nuovi su cui camminare e camminare fino a raggiungere quella radura in cui, esausti, godere di una meravigliosa, sospirata, piccola tregua“.
Appena inizia la seconda traccia, Trasparente, il sentiero inizia a farsi impervio: le sonorità potenti e il testo (ispirato a una poesia di Luciana Landolfi) ipnotizzano, e non è un caso che sia stata scelta come primo singolo dell’album. Il tema è l’amore, quell’amore che intossica e che va lasciato alle spalle per smettere di soffrire “La parole senza voce mi consumano il cuore / le devo lasciare“, ma tenendo con sé il ricordo della profondità del sentimento “Le cose che mi hai dato non rimarranno sole / nemmeno io / con i tuoi segni addosso / senza altri giuramenti a donne o dei“.
E’ poi la volta di Ho chiuso gli occhi, che assomiglia a una pianura dopo una lunga salita, dove riposare il corpo e la mente, ristabilendo un contatto con la natura e la propria spiritualità. La giornata è finita, abbiamo fatto del nostro meglio, come un giardiniere che si occupa con amore delle proprie piante “A rincorrere una pace indecisa / una piccola tregua / per poi chiedermi sempre di più / ci ho messo la cura, il sole e il tatto / che si usa con le piante“. Il ritmo tribale accompagna la presa di coscienza “Per credere, per crederci / ho chiuso gli occhi e ho imparato a danzare nel vortice“.
L’amore è di nuovo protagonista nel quarto brano, Il miracolo. Questa volta, però, è l’amore che resiste agli anni, agli eventi, che cresce insieme a noi e non cambia nonostante tutto il resto sia in continua evoluzione. Una fotografia della vita di coppia, fatta di rassicurazione e fiducia reciproca, di gratitudine per ciò che in due si riesce a creare “avvolgi me / la mia natura complicata / ti guardo mentre dormi accanto a me / il monitor illumina la stanza / è un miracolo la mia vita insieme a te“.
Bandiera è la storia di un uomo, prigioniero di una società che non lo comprende, a cui mostra solo la parte migliore di sé, sempre pronto a sorridere e ad ascoltare, senza però ricevere in cambio ciò di cui avrebbe più bisogno. Il pianoforte accompagna la malinconia, la fa cavalcare, e le corde del Kamanche (strumento simile al violino) la rendono ancora più calda, mentre il desiderio di sfogarsi rimane solo un pensiero. “Rare confessioni solo al mare e ai cani / e come fa ridere, ridere da matti / chi riderà ultimo mi vedrà“.
Gusto anni ottanta, ritornello accattivante, messaggio positivo: Questa vita al volante è uno dei brani meglio riusciti dell’album. Un autista riflette sulla propria condizione “la voglia di ricominciare è la prima dell’elenco / di rifarmi una vita lontano“. Costretto a stare in macchina, lungo la strada cambia direzione ai pensieri, maturando la consapevolezza che il tempo scompiglia le carte, e l’unico modo per trovare un equilibrio è accettarlo. “Ad ogni curva brucio una decisione / ad ogni semaforo cambio idea / altre cose indecise e interrotte dal tempo“.
“Non vedo l’ora di idealizzarti ancora” è la sintesi perfetta della fase dell’innamoramento, raccontata magistralmente in uno dei brani più pop del disco, Se io fossi un uomo (che vede la partecipazione di Lele Battista). Perché di innamoramento si parla, e non di amore, quella fase iniziale di un rapporto, in cui l’obiettività e la razionalità soccombono, lasciando spazio solo alle sopravvalutazioni della persona per cui abbiamo perso la testa.
E’ la volta di Confessioni per vivere, un momento di intimità e raccoglimento, “sospeso tra giudizio e desiderio“. Seduto su una panchina Cattaneo racconta quello che vede, gesti piccoli e insignificanti, che però evocano sensazioni. “Qualcuno ti saluta e tu non credi che stia guardando veramente te / ti volti per capire se hai vissuto un’altra vita che non ricordi“. Le foglie cadono, i bambini giocano, i pensieri scorrono.
In Sottile Universo si parla di nuovo d’amore, in modo più movimentato rispetto ai brani precedenti, sia per il testo, sia per la musica, in cui il basso contribuisce a rendere più accattivante il risultato. “Il mio desiderio rinasce tra le tue labbra e l’autunno / cadono i baci e le foglie / tra grovigli di gatti / sotto solchi di stelle / scegliendo le cose da dire / aprirò la mia bocca / per sposarti di nuovo“.
Due età un tempo è la perfetta colonna sonora della nostalgia. Nostalgia della scuola, degli anni al mare da ragazzi, quando si guardavano le barche all’orizzonte al tramonto e si rimaneva lì fino al calare della sera, senza orario e senza il peso delle responsabilità della vita adulta. Eppure, volendo, qualche momento di spensieratezza si può ancora strappare “Noi siamo qui / nel nostro presente / l’attimo giusto è questo“, e spesso siamo noi gli artefici delle gabbie in cui ci imprigioniamo. Il messaggio è chiaro: “non ti distrarre / non lo tradire / prenditi ora la tua vita“.
Il viaggio è quasi giunto al termine, e La strada è tutta libera. Una partenza ben ponderata, lo stato d’animo giusto, bisogna solo salire in macchina e andare. “Questa notte mi porta via / il vento si è fermato stregato dal tempo / ogni stella mi applaudirà“. E’ la strada giusta.
L’ultimo brano si intitola Fragili Miti, un’ode all’amicizia, con un testo quasi epico per la potenza delle immagini. Sono trascorsi vent’anni dal patto di sangue che vede protagonisti legati per la vita. La promessa di incontrarsi tutti, di nuovo, qualsiasi cosa accada, in un tempo e un luogo definito. Il patto viene onorato, perchè “ci legano forze oltre noi / fragili miti / i nostri sogni sostituiti dalla verità“.
Il viaggio è concluso. Occorre prendere un po’ di tempo per metabolizzare la quantità di sensazioni che Una piccola tregua è in grado di regalare, e forse è proprio questa la chiave che rende un disco davvero interessante: la voglia di riascoltarlo, di sentirlo con le orecchie prima, e con il corpo poi. Non più giovanissimo, Paolo Cattaneo si conferma essere uno dei cantautori della scena alternativa più convincenti.
Chiara Orsetti