I periodi bui non arrivano mai per caso e di certo Pier Adduce (Guignol) e Massimiliano Gallo lo sanno. Il loro lockdown si è trasformato in un ep dalle tinte “oscure”. Qui la nostra intervista.
Un nuovo ep che è una sorpresa, da dove parte il tutto?
Pier Adduce: Avevo un racconto da parte e ho preso a scriverne un altro paio in rapida successione in marzo e aprile. Per il resto avevamo necessità di fare qualcosa per reagire alla situazione che stavamo vivendo. Il resto è venuto da sé, telefonata su telefonata, e ognuno nel proprio confinamento: io in Lombardia e Massimiliano in Calabria.
Massimiliano Gallo: Dai tre mesi di reclusione. In particolare nelle prime settimane. C’era da tenere la testa impegnata, divincolarsi dal flusso negativo di notizie e continuare a fare in qualche modo il nostro lavoro.
Quant’è importante per voi, oggi come oggi, dire e fare ciò che si vuole senza pensare a logiche commerciali?
Pier Adduce: Fare quello che ci piace e in cui crediamo è il nostro solo modo di fare musica, canzoni o racconti… Abbiamo sempre lavorato così: io coi Guignol e con gli altri progetti che seguo, Massimiliano con i suoi.
Certo, non ti paga facilmente i conti (di sicuro) ma è sempre stata la ragione per cui facciamo quello che facciamo.
Se i presupposti di questo paese per fare musica devono ( e ormai pare essere quasi solo cosi) essere il solo fatto di poter vendere, non sorprende che ci troviamo poi a barcamenarci al livello culturale da minimi termini in cui ormai siamo (e stiamo) da un pezzo.
Massimiliano Gallo: Fare musica per me è un’esigenza interiore, un percorso personale e introspettivo prima ancora che lavorativo. Se ti fai incastrare dalle regole commerciali rischi di fare qualcosa che non ti rappresenta, oppure più semplicemente, qualcosa che non sai fare.
Visto la vostra esperienza, notate qualche differenza tra il vostro passato musicale e il vostro presente?
Pier Adduce: Il nostro presente è la diretta conseguenza del passato che ci portiamo appresso, va da sé. Per questo ep abbiamo usato un sound scarno e minimale, come sottofondo e vettore sonoro alle atmosfere e ai luoghi evocati, ai passaggi descrittivi ed emotivi dei racconti.
E’ più o meno il modus operandi che uso anche con i Guignol negli ultimi anni, solo che io e Massimiliano sintetizziamo all’osso ancora di più, e in questo caso, l’insieme da rendere era sonoro e narrativo, un tutt’uno quasi teatrale.
Personalmente sono molto legato al suono della parola ( in poesia come in prosa), a maggior ragione quindo scrivo versi per canzoni, cosa che intendo continuare a fare.
In questo ep abbiamo usato elettronica e beat assieme a strumenti acustici come violino e chitarra… Cose che già utilizzavamo ed erano già nelle nostre corde.
La formula adottata non è poi così distante dal mondo sonoro di Massimiliano o del mio coi Guignol o anche in altri progetti paralleli.
Massimiliano Gallo: Si cerca sempre di sperimentare percorsi sonori differenti nel corso degli anni. Quello che è significativamente cambiato sono i canali di fruizione della musica. Abbiamo vissuto direttamente la trasformazione e il declino del mercato musicale, siamo stati direi travolti dall’era digitale e dai contenitori virtuali.
Ci siamo adeguati alla meglio, ma tendenzialmente facciamo ancora i conti con un certo imbarazzo nei confronti delle vetrine virtuali. Oggi c’è chi vende pacchetti di ascolti in streaming o visualizzazioni su youtube, faccio fatica a capire queste dinamiche. Se togliamo i concerti dal vivo resta solo un mondo schizofrenico, piegato alle leggi di un mercato che non è neanche più tangibile.
Paure per il futuro?
Pier Adduce: Le mie credo coincidano con quelle di molti, o forse no: usciremo da questo incubo? Avremo di che lavorare e vivere o dovremo tirare a campare peggio di quanto non si sia fatto fin ora? Che paese sarà l’Italia già così malconcia e attraversata da iniquità di ogni genere già ben prima del Covid? Che fine farà la musica in Italia dopo tutto questo, dato che già prima, fatta liberamente – fuori dal mainstream – era oramai ridotta ai minimi termini per: appiattimento culturale, pregiudizi, clientele, conformismo, luoghi e clubs che chiudono, ecc…?
Si tornerà a suonare dal vivo o ci bandiranno definitivamente, date anche le misure e le restrizioni irricevibili per poter riprendere a farlo? La socialità sarà definitivamente demandata agli strumenti tecnologici o torneremo a a incontrarci/scontrarci, guardarci e toccarci come credo dovrebbe essere sempre?
Massimiliano Gallo: Mi spaventa l’avanzare inesorabile nelle nostre vite del mondo virtuale, l’idea di poter intervenire tecnologicamente su qualsiasi cosa, anche sulle relazioni umane.
Se poteste aumentare il numero dei partecipanti a questo progetto, quali artisti vi piacerebbe coinvolgere?
Pier Adduce: Su due piedi direi delle voci femminili, dei timbri femminili… non saprei neppure quali al momento. Magari Susanna Buffa, o Angela Baraldi ( perché no?) o Ginevra di Marco (?) … o anche altri amici con cui abbiamo collaborato già in precedenza.
Quali saranno i vostri progetti futuri?
Pier Adduce: Tornare a potersi muovere liberamente e pensare di poter progettare una qualsiasi cosa che possa arrivare a un pubblico, che poi incontrerai in carne e ossa, sarebbe già una gran cosa.
Massimiliano Gallo: Gli stessi del passato direi. Continuare a fare musica e viaggiare.