Il cantautore bresciano Pietro Berselli ha pubblicato l’album Orfeo l’ha fatto apposta, tra cantautorato, rock contemporaneo, post rock e molto altro, con riferimenti alla mitologia, ma anche al presente. Lo abbiamo intervistato.
“Orfeo l’ha fatto apposta” è un insieme di sensazioni, di idee, di atmosfere, che si ascoltano e si sentono addosso. L’urgenza che arriva ascoltandolo è la stessa che hai messo nel dargli vita, o è il frutto di analisi e riflessioni attente?
Entrambe le cose. Di fatto tutte le canzoni sono nate velocemente in momenti in cui l’urgenza di comunicare era la principale preoccupazione. In seguito hanno subito tutte un lungo lavoro di limatura e arrangiamento.
La mitologia ha storicamente avuto il compito di far riflettere sul tema generale partendo da una storia particolare. È così anche per le tue canzoni?
Direi di no, la mitologia in questo disco è usata per sviare l’attenzione dell’ascoltatore in quasi tutte le canzoni. Il mito qui rimane solo nel titolo, è l’unico punto in cui è citato direttamente (a parte Niobe ma è un’altra storia ancora). Uso il mito come una maschera sotto cui nascondere tutte le esperienza che forse facevano troppo male per essere raccontate direttamente.
Hai tutta l’aria di essere un cantautore colto e impegnato. La mia curiosità mi porta a chiederti: che musica ascolti quando, invece, hai voglia di staccare completamente il cervello e rilassarti?
Sono un tipo normale, non mi reputo più colto di moltissimi altri, ma ti ringrazio, fa sempre piacere ricevere un complimento! Quando voglio staccare completamente il cervello mi butto su Lana del Rey, Lorde, Sia, AWOLNATION e così via!
Ultimamente hai avuto l’opportunità di suonare sui palchi di artisti molto noti, uno su tutti: i Garbage. Cosa porterai di questa esperienza nei tuoi prossimi live?
Dietro al palco dei Garbage ero in paranoia, agitatissimo! Poi quando sono salito davanti a tutte quelle persone è svanito tutto, è rimasta solo la voglia si suonare quelle canzoni al meglio!
Hai scelto di recitare due testi anziché cantarli. Ti sei ispirato a qualche artista in particolare o è il pezzo stesso ad aver deciso di nascere in questa forma?
Ogni tanto capisco che un concetto ha bisogno di esterma libertà, allora capisco che deve essere recitato senza vincoli di rime o metrica, così sono nate le due canzoni recitate del disco.
L’ultima domanda riguarda l’ultima traccia del tuo disco: “L’eterno ritorno dei cani”. Quali sono i cani che ti tormentano?
Questo è un fatto simpatico. Io sono bresciano e nel mio dialetto si dice „avere i cani addosso“ per dire che si hanno cattivi pensieri e angosce. I cani sono i cattivi pensieri che non ti fanno dormire la notte e ti costringono a restare sveglio a rimuginare e a stare smepre peggio, di questo parla la canzone.
Chiara Orsetti


