Fuori ora Falco Ubriaco, il nuovo singolo di Pugni. Il brano esce con distribuzione Believe Music Italia ed è il terzo estratto dall’album di debutto che uscirà a ottobre 2024.
Questa canzone parla di un episodio che mi è realmente accaduto. Nel 2018 avevo 25 anni, mi stavo laureando alla magistrale in psicologia, ma al tempo stesso ero un paziente che oggi seguirei con molto trasporto. Gestivo un locale notturno dove l’alcol scorreva a fiumi ogni sera. Stavo esagerando con la mondanità, perdendo il focus sulla mia strada. Non era un bel periodo per la mia salute mentale e usavo l’alcol come farmaco.
Il buio della notte era un rassicurante compagno che non avrebbe mai raccontato troppo di cosa succedeva durante quel periodo. Una mattina stavo tornando a casa dopo una serata in compagnia di persone con cui non avevo niente da spartire se non la necessità di spegnere il cervello. Barcollando, camminavo sul muretto dell’argine dell’Arno, con la netta percezione che fosse qualcosa di estremamente pericoloso, ma con un’insensata e insaziabile voglia di rischiare tutto.
Alla fine la mia ombra ebbe la meglio: sono caduto (scivolato? buttato? non l’ho mai capito) da 7 metri e mezzo sul cemento (nel testo dico 6…musicalmente tornava meglio). Durante la caduta successe qualcosa che faccio fatica a spiegare: non so dire quanto sia durato, potrebbe essere passato un anno come un secondo, ma fui pervaso da una percezione di infinito, di tutto e nulla, di fine e di inizio.
Non ho ricordi della caduta, ho una sensazione fisica e mentale che tutt’ora mi fa venire i brividi. Dopo non so quanto, mi sono risvegliato a terra col bacino rotto, qualche graffio e l’incapacità di respirare per alcuni secondi. Ma me la sono cavata piuttosto bene: qualche settimana dopo lessi la notizia di un mio coetaneo, morto sul colpo cadendo dallo stesso identico punto. Quella piccola morte è stata la mia rinascita: fui obbligato a restare immobile per due mesi, mi depurai dall’alcol e mi rimisi in piedi con una rinnovata energia.
Poco dopo conobbi una ragazza che mi aiutò a ritrovarmi nella luce dei suoi occhi. Adesso ho perso lei, spero stia bene. Il riff di Danny Bronzini (Jovanotti, Willie Peyote, Venerus ecc.) rende perfettamente le mie origini grunge, le percussioni vogliono invece richiamare al mondo tribale: immaginario che mi affascina molto e a cui sono molto legato per i miei studi. Mi sono sbizzarrito nell’utilizzo della voce, urlando più forte che potevo: questo è il pezzo dove probabilmente abbiamo messo più energia, cercando di rendere giustizia a quello che è stato