radarI veronesi Radar debuttarono nel 1982 con un album omonimo per la WEA italiana: un inedito synth-pop con linguaggio surreale, grottesco e lunatico.

Dopo un lunghissimo silenzio, i Radar tornano nel 2016 in formazione triangolare: Nicola Salerno (fratello di Nini dei Gatti di Vicolo Miracoli), che ha riportato alla luce la band dopo più di tre decenni passati a collaborare con musicisti italiani e stranieri (tra cui Fred Frith, Andy Partridge, Michael Manring, Percy Jones, Denardo Coleman, Elliott Sharp, Henry Kaiser, Sonny Sharrock) e produttori di fama (Roberto Colombo, Max Costa), componendo, suonando e producendo dischi di jazz creativo come i NAD Neu Abdominaux Dangereux.

Assieme a lui ora cantano e suonano Gaetano Lonardi, storico collaboratore dei Radar, e Joyello Triolo, musicista attivo con Peluqueria Hernandez.

In Plastic People i Radar ospitano un testo di Aldo Nove (“Siamo venuti a sapere casualmente che Aldo, a 15 anni, ascoltava il nostro disco e sa i testi a memoria!”) e rifiutano ancora una volta l’etichetta “demenziale”, come sottolinea Salerno: “Usiamo rarissimamente parolacce, siamo surreali, ironici e umoristici; non facciamo cabaret, le nostre facce e le nostre persone non sono assolutamente importanti, se non di tanto in tanto in fotomontaggi o pezzettini di video buffi”.

Radar traccia per traccia

Il disco si apre con Vegano no, che oltre a esprimersi contro la tendenza alimentare, mette in rilievo da subito la propensione giocosa anche a livello sonoro della band, tra suoni molto sintetici e colorati e divertissement assortiti. Plastic People inserisce fiati e pianoforte nel contesto, sfumandosi in discorsi vergati per la band da Aldo Nove.

Sul Vesuvio abbassa un po’ i toni, si fa più pensosa ma sempre senza prendersi troppo sul serio. Si torna a panorami molto più colorati e saturi con Grugy, che tuttavia richiama alla mente anche idee di pop elettronico che vanno dagli XTC agli Air. Cuoca calabra assurge a livelli di surrealtà più alta, mescolando flash elettronici di vario tipo, con istinti di provenienza molto varia.

James Carruba parla di supereroi (rivelando in pieno l’antichità di chi scrive i testi: seriamente, “Nembo Kid”?). Pulsioni alimentari anche ne I formaggi di Lanzarote, progressione elettronica morbida. I Love domotica si costruisce su un giro di basso e su espressioni vivaci dei fiati. Voci robotiche e derive surreali anche in Tarma umana. Il disco si chiude con re-pop, la title track, uno strumentale melodico e soffice.

Ritorno positivo, quello dei Radar, che si riaffacciano sulla scena con un disco divertente ma anche ben costruito. La band non si fa prendere la mano né dalla nostalgia, né dall’esigenza di colpire con testi ridicoli per forza: al contrario, sembra che il punto di forza maggiore del disco sia il senso della misura.

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