Le Mosche di Miyagi sono un trio di Rovereto (Trento) che sfoga la propria collera in Demo1: basso, chitarra e batteria mischiano rumore, math, urla per un totale di tredici minuti. I tre pezzi di Demo1 sono registrati in maniera autonoma dal gruppo e prendono spunti dalla violenza del punk come dalle articolazioni del math rock.

Le Mosche di Miyagi traccia per traccia

Si intitola Marino la prima traccia dell’ep, ed è ricca fin da subito di urla e strepiti, benché si sia ancora nell’introduzione del brano. Quando intervengono strumenti, però, l’attitudine bellicosa del brano non cambia: il drumming è molto robusto, la voce urlata, gli strumenti a corda più percossi che accarezzati.

Il testo racconta di guerra e ospita i riferimenti a un vecchio alpino (Marino, appunto) che della guerra è stato testimone e partecipe: l’esito del discorso è un messaggio anti-bellico e un attacco ai tiranni. Anche Valzer con Mag ospita immagini di conflitti, sia nel testo sia nel sonoro di un brano dal ritmo sincopato (è un valzer, in fondo) e un cantato piuttosto teatrale, con effetti molto stranianti.

La speranza di dormire chiude il discorso con una ninna nanna dai toni molto inquietanti e minacciosi, con il drumming che esplode spesso e volentieri.

Nonostante le imperfezioni, comunque accettabili visto l’approccio molto punk del gruppo, l’ep apre uno squarcio interessante sull’universo di idee delle Mosche di Miyagi. Anche se tre brani servono principalmente a stuzzicare la curiosità.

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