Nuovo disco per i Sica, che con The Party starts here continuano il percorso del loro autodefinito “Dance Entertainment”, che mescola punk-funk e cassa dritta con testi sboccati e beffardi cantati in un inglese sguaiato. La band di Collegno (Torino) oggi conta su cinque membri.
Nei tre anni della propria storia i Sica sono stati soprattutto protagonisti di un’intensa attività live che li ha portati a suonare in Italia e all’estero (dal Circolo Magnolia di Milano al prestigioso Sziget Festival di Budapest).
Sica traccia per traccia
Si parte da Sexy Lady, che è già un manifesto della filosofia del gruppo, con quella mescolanza sguaiata di ritmi e di sonorità in cui punk, dance, elettronica e funk sono frullati e trangugiati senza troppa fatica. In Complotto l’elettronica prende provvisoriamente le redini del pezzo, soprattutto grazie a un’evidente quanto vintage voce robotica, cardine del pezzo insieme a un battito continuo.
Più regolari i ritmi di Marzipan Eyes, che segue strutture pop-rock con qualche tocco di dance con lustrini anni ’80. Idiot alza i ritmi e fa pensare parzialmente a un sound tipo Madchester, anche se qui le linee corrono in modo molto più semplificato. Prevale il funk in Miami Déja Vu, pezzo che gioca sull’ambiguo.
Si procede con Utilitaire, che mantiene i ritmi sotto controllo, mentre Mammoth spinge un po’ di più sull’acceleratore, mettendo in luce contenuti tra il dance e il tribale. Battito ossessivo quello di Dance or Fuck, mentre con Wondering why si torna a concetti più pop. Elektroparty rimescola il discorso ritmico, ricorrendo spesso allo stop and go e adottando un atteggiamento che si può definire teatrale. La traccia finale è un remix di Giorgio Guerra su Dance or Fuck.
Diciamo chiaramente che se voleva essere un esordio provocatorio, quello dei Sica, dal punto di vista sonoro avrebbe dovuto tirare la corda un po’ di più, magari sperimentare in maniera più estrema qui e là. Detto questo, il disco è piacevole, a volte sorprendente, di sicuro completo e ricco.
