[soundcloud url=”https://api.soundcloud.com/playlists/162096840″ params=”color=ff5500&auto_play=false&hide_related=false&show_comments=true&show_user=true&show_reposts=false” width=”100%” height=”100″ iframe=”true” /] RiccaBoy

E’ già transitato attraverso le nostre #NewTraKs (che all’epoca si chiamavano #ScouttraKs, per gli amanti del vintage e del modernariato) e si ripresenta alla nostra porta Riccaboy, polistrumentista con un ventaglio consistente di collaborazioni e di lavori anche con il teatro (per la nostra recensione di Riccaboy ep clicca qui), con un nuovo ep, From Zero to a Bigger Zero.

L’universo di riferimento di Riccardo Cucco (ok, avevi immaginato da solo che non si chiamasse veramente Riccaboy, no?) è quello di un post rock caratterizzato da escursioni principalmente della chitarra. Riccardo racconta così la lavorazione di questo ep da sei canzoni: “Ho trascorso cinque mesi da solo, scrivendo queste canzoni. Qualche volta hai proprio bisogno di isolarti per essere davvero in grado di capire chi sei. Probabilmente è per questo che molta gente ha paura di rimanere da sola”.

Riccaboy traccia per traccia

Si parte con il drumming molto determinato di A Hero looking for a Cape, che fa capire fin da subito che i suoni a cui fa riferimento Riccaboy sono quelli di un post grunge/indie, sempre senza una parola cantata, con brani per lo più molto brevi. 3 years together, still breathing calma un po’ le acque, affronta qualche cambiamento di ritmo e inserisce il “respiro” del titolo nel finale del pezzo.

Breve e piuttosto semplice ma determinata, soprattutto nei ritmi Hikikomori, contrassegnata comunque da un buon gusto complessivo e da una struttura solida. Un abito minimal quello indossato sulle prime da Cats and Starlights, che apre con chitarra e rumori d’altalena, per poi approdare a sonorità più allargate, sempre rimanendo in ambito che si può definire post rock.

Please don’t GO-WE Love You So (che sembra far riferimento a una canzone mainstream piuttosto popolare) si costruisce a partire da un giro molto semplice di chitarra che introduce facendo pensare a qualcosa dei Mogwai più pacati: poi il ritmo sale e ci si trova di fronte a un pezzo rock strumentale a tutto tondo. Si chiude con la chitarra malinconica di Pale People Problems, che regala all’ascoltatore alcuni contrasti e l’abilità di giocare con i chiariscuri.

Riccaboy pubblica un buon disco, senza “punte” esagerate ma con un buon flusso di idee realizzate nella maniera giusta. Rimane la curiosità di scoprire quali saranno i prossimi passi, se Cucco si ritenga pronto per un lp intero oppure se continuerà a procedere per “assaggi”.

Se ti piace Riccaboy assaggia anche: Trompe le Monde

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