Samuel, “Maree”: la recensione

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È in uscita su tutte le piattaforme digitali Maree, il nuovo album di Samuel. Elettronico e visionario, Maree segna un nuovo capitolo solista per l’artista, per la prima volta affiancato dall’etichetta indipendente Asian Fake. L’album è un’onda sonora che alterna slanci clubbing e introspezioni malinconiche, dove la cassa dritta si fonde con paesaggi sonori dilatati e una scrittura lirica potente e poetica. Un’elettronica d’autore che vibra nel buio, il disco nasce per far ballare e riflettere, in perfetto equilibrio tra club culture e songwriting esistenziale.

Negli ultimi due anni ho suonato ovunque, ho ascoltato tantissima musica club. Sono tornato alle mie origini: il dancefloor. Maree nasce da lì, ma attraversa anche il pop più estremo, il cantautorato, la techno. È un viaggio che chiude un ciclo e ne apre un altro, dove ogni suono è un’onda che riporta alle radici. Non è solo un disco, è il racconto sincero di dove sono stato e di chi sono oggi

Samuel traccia per traccia

Un battito abbastanza sommesso ma in crescita opera all’inizio di Mare Nero, semicitazione battistiana che prende pieghe del tutto diverse. Il ritmo è dance da molto presto: i ritornelli pop vanno a inserirsi in un percorso adatto al dancefloor, a inseguire antiche passioni.

C’è un “sole nero” che evoca altri ricordi in Sogno Padano, che conferma le tendenze dance ma ha colori molto più scuri e lotta con demoni molto più forti. Un po’ più leggera ma con battiti comunque molto frequenti Ragazzo Angelo, ritratto parzialmente urbano con qualche speranza all’orizzonte e influenze internazionali intense.

Si parla di Chimica nel brano successivo, preda di reazioni ritmiche importanti e di schermaglie elettroniche articolate. Problemi di veleno, di sbagli, di zucchero nel sangue, in un viaggio sonoro pieno di piccoli glitch.

Sorge Il Sol dell’Avvenire, ormai presente soprattutto come orizzonte artistico e totalmente assente in contesti politici: ma la musica spezza le catene, ci racconta Samuel, e noi abbiamo molta voglia di credergli.

Ambienti molto più soffusi quelli da cui si leva il suono del Tamburo: un’oasi morbida nel disco, che si trasforma poi in un’accelerazione che sa di tribale e che si popola di sensazioni sempre più dinamiche.

Rimane tribale anche Corrente elettrica, che inserisce il sax a mescolare i discorsi. La danza qui ha colori jazz, mentre si seguono respiri particolarmente estivi. Schermaglie articolate e approfondite per Sei Bella, che parla di sensazioni acide e cerca di trasmetterne qualcuna. Vortici e stelle in un testo che sa di celebrazione.

C’è invece il flauto a conferire un tocco prog ad Abbracciami, che viaggia sempre a bpm alti. I “cieli neri” evocati dal testo non sono quelli dei Bluvertigo, ma soltanto una minaccia sfumata all’orizzone.

Ci sono guerre antiche e moderne all’interno di Preghiera: ci sarebbe bisogno di aiuti dall’alto per risolvere certo tipo di situazioni. Ma dall’alto sappiamo che arrivano soprattutto le bombe.

L’impressione è che la carriera solista di Samuel abbia trovato la propria direzione: abbandonati tentativi cantautorali non perfettamente adatti, il cantante dei Subsonica in questo disco indossa perfettamente un abito dance pop, con testi ben calibrati e un disco ricco di significato.

Genere musicale: dance pop

Se ti piace Samuel ascolta anche: Venus in Disgrace

Pagina Instagram Samuel

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