TRAKS torna a proporti SHORTRAKS, tre brevi recensioni di dischi che potrebbero esserti sfuggiti. Stavolta tocca a Babbutzi Orkestar, Coclea, Blue Parrot Fishes.
Babbutzi Orkestar, 5
5 è il nuovo EP della Babbutzi Orkestar. Il disco, che segue la pubblicazione di Tzuper del 2016, porta con sé tante novità che accompagneranno l’energico ensemble milanese anche in tour. Il primo punto di partenza è stato ridefinire la line up della banda, diventata un quintetto, e a seguire la ricerca di un suono più compatto e aggressivo, senza abbandonare la radice balkan dalle contaminazioni punk e surf. L’altra grande novità di questo ep è che i testi dei cinque brani sono in italiano.
Non che questo significhi una “normalizzazione” della band, come si capisce fin da Chiki Chiki, con il contributo delle I’m not a Blonde, stralunata apertura del lavoro, tra cori, idee d’Oriente, chitarre Ribottanti. Vinoploda si incattivisce e impazzisce di fiati, mostrando il lato oscuro e vinoso dei Balcani. Tony Makkeroni arricchisce la galleria di personaggi improbabili, con un balkan rock dai sapori vintage e ironici e con il contributo significativo del drumming. Con Fiori e Plata ci si apparenta allo ska. Si chiude con Dainosaurus, che approfondisce i profili narrativi e prende le cose in maniera meno forsennata, sempre facendo perno su voce e fiati. Un ep completo e divertente, come sempre, quello di Babbutzi Orkestar, capace anche in questa nuova formazione di proporre un coacervo di sensazioni diverse senza mai scomporsi.
Coclea, Worst Impulse
Luca Bresciani, compositore milanese, dopo cinque anni di studi in pianoforte classico, varie esperienze in progetti musicali rock, pop elettronico e di rock psichedelico, diventa Coclea, decidendo di indirizzare le sue energie verso la musica elettronica. L’ep di debutto è Worst Impulse in uscita per Prismopaco Records/Edizioni Rubate. Si parte minimal, con un impulso sonoro alternato e sorretto da un background oscuro in movimento, in Impulse.
Poi il discorso evolve verso un più impattante discorso che sta tra il d’n’b e la trance. Obstinate creature porta in evidenza un ritmo sostenuto e battaglie sintetiche con fondo amaro. Una calma “velenosa” si leva da Poison, che parte piano e poi alza dei battiti accompagnati da voci come di dannati. Il brano evolve poi in modi più colorati e frastagliati. Atmosfere oscure e indurite quelle di Examing Wheel, mentre la conclusiva Weird Sharq si aggira in acque altrettanto oscure, ma con qualche guizzo luminoso in più. L’esordio di Bresciani/Coclea è positivo sotto molti aspetti. Per esempio la forte mobilità sonora e di idee che traspare da ogni brano dell’ep.
Blue Parrot Fishes, Blue Parrot Fishes
La band electro rock toscana Blue Parrot Fishes torna con l’omonimo ep (Beng! Dischi) che mostra una decisa svolta stilistica rispetto alle loro produzioni precedenti: un concept ep che rappresenta il viaggio che ognuno di noi è destinato a compiere. Dopo l’introduttiva Porto, si comincia con Le grand bleu, che arriva da lontano e gradualmente, per esplodere di voci e colori lungo il percorso. Fumo parte da una curiosa voce recitante, per poi disegnare ambientazioni oscure. Fuoco alza i ritmi e i toni, anche se il battito del background rimane inquieto.
E dopo un Preludio solo pianistico, Rakatabum si disegna su livelli diversi, con sdoppiando le voci, inserendo giochi e doppi fondi e costruendo un teatro in cui la band recita a piacimento. Dopo l’ulteriore intermezzo Brezza, si chiude con Terra, più tranquilla del resto dell’ep, con qualche vaga eco di progressive d’antan (Banco) e la voce che si fa protagonista. L’originalità dei Blue Parrot Fishes si conferma e si fa anche più centrata in questo “concept ep”, che pur senza perdere in fantasia si concentrano sull’obiettivo e ottengono ottimi risultati.
