Torna #shortraks, un condensato di tre recensioni in breve per te. Stavolta tocca a The Unsense, Agraveforfireflies, Pino Nuvola.

The Unsense, EST

The Unsense è un progetto nato nella provincia di Varese che ha pubblicato da qualche tempo il proprio ultimo disco, EST. Si parte dalla ritmata e piuttosto altisonante Solo gli amanti, evidentemente in debito con le sonorità di band internazionali (tipo Editors). Più varia e cattiva Nello spazio profondo, che si assume alcune visioni fantascientifiche rafforzandole con sonorità electro-rock. La title track Est assume forme sinuose e più oscure.

Con Respira ci si immerge in sonorità più ribollenti, mantenute vive da una sorta di ninna nanna malvagia. Tagliente e oscura, ma anche un po’ teatrale, ecco poi Tutto sembrava scomparire. Storie di ossa e di carnefici nella seguente L’ultima alba, piuttosto roboante per causa del drumming, ma resa drammatica dagli archi.

Si chiude con Cuspide, altro brano che si aggira in spazi notturni, con un po’ di elettronica e un po’ di fiaba noir. Ottime le idee di The Unsense, che mixano influenze internazionali e italiane ma sono in grado di ottenere un risultato del tutto personale e significativo.

Genere: rock alternative

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Agraveforfireflies, Fros

Gli Agraveforfireflies, band postrock formatasi a Torino, evidentemente con in odio i nomi di band semplici, pubbica il nuovo ep Fros. Che parte con Isao, una prima lunga escursione in sonorità sfumate e malinconiche, con sottili rivoli di inquietudine che scorrono sotto pelle. Risonanze profonde e una partenza calma per Barefoot, che cammina a un passo ritmato. La seconda parte del brano porta in dote un’esplosività fin qui soltanto suggerita.

Winter apre con un loop più volte sottolineato, per poi sfociare in un flusso omogeneo. La chiusura è affidata alle oscurità di Puzzle, che include voci distanti ma soprattutto una costruzione complessiva di notevole architettura sonora. Un ep (lungo) interessante per gli Agraveforfireflies, che portano in emersione il proprio sound fluido e potente.

Genere: post rock

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Pino Nuvola, Fremor Arborum

E’ uscito per ​Dischi Soviet Studio l’ultimo lavoro di ​Pino Nuvola,​ progetto solista di ​Stefano Durighel​, giovane chitarrista e compositore veneto. ​Fremor Arborum è un album strumentale e acustico, un personale tributo ai grandi chitarristi dell’American Primitive, a John Fahey e Jack Rose, maestri dello stile fingerpicking.

La partenza è morbida e un po’ malinconica, con le note profonde di Plenilunio. Più animati i pensieri e i movimenti della seguente Delta. C’è un senso di rivelazione all’interno di E’ lei, le cui movenze e passaggi sembrano ambire a una certa forma di contentezza.

Con evidenti riferimenti cinematografici western e morriconiani, ecco Dollari per un pugno, in cui il deserto pretende la sua parte. Ritmi blandi e qualche allusività di fondo caratterizzano Monte di Venere. Nostalgie ma anche suggestioni fresche quelle di Prati antichi, che segue. Atmosfere primaverili quelle che caratterizzano In fiore.

Più appuntita e orientaleggiante Amrita, con un finale quasi psichedelico. Il disco si chiude con un Saturno Blues su ritmi rallentati. Posto che la tecnica di Pino Nuvola è fuori discussione, questo tipo di dischi è riservato ai soli cultori del genere. Non sarebbe male ascoltare il chitarrista coinvolto in qualche progetto un po’ più allargato e variato.

Genere: strumentale, chitarra

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