A metà agosto circa è uscito EP2, il nuovo lavoro del trio veneziano Torre di Fine, quattro tracce di sapore dream pop con molta nostalgia e molto trasporto.
Siamo i Torre di Fine, un trio di Venezia che suona musica nostalgica, a metà strada tra shoegaze, post-rock e slowcore. Sono quattro tracce, registrate con il minimo intervento possibile. Calde, sature, e un po’ scomposte, come un fine estate.
Torre di Fine traccia per traccia
Il disco si apre con calma, grazie a Understatic, che porta con sé una certa gentilezza e molta malinconia. Il brano scivola via rapidamente ma non senza lasciare tracce.
Si prosegue con altre morbidezze apparenti, quelle di Gentle, che in realtà dopo pochi secondi si converte in un brano appassionato e rumoroso, capace di onde alte che spazzano la riva. Nelle vibrazioni del pezzo si colgono echi e risonanze profonde, che spariscono con discrezione così come sono arrivate.
Storie d’impatto e impeto quelle raccontate da Overbreath, che al contrario inizia rumorosa e poi si placa un po’, giusto per lasciare spazio al cantato. Le alternanze proseguono nell’arco del brano, che accende e spegne secondo convenienza.
Il lavoro si chiude in modo molto più tetro, sulle note di Acquiesce, un congedo quasi gotico per sonorità e intenti, almeno sulle prime. Poi si sviluppa quasi un brano diverso, comunque profondamente malinconico ma più “aperto”, per un brano lungo, che funziona da congedo appropriato.
Come diciamo sempre in questi casi, l’ep è un assaggio delle potenzialità del trio. Ma è un ottimo assaggio e vale la pena di assaporarlo, in attesa di nuove cose all’orizzonte, che al momento appare piuttosto carico di promesse per i Torre di Fine.
