L’Incontro è il secondo album di Tōru. Un concept album sull’importanza del contatto reciproco, del contatto con il prossimo e di quanto questo possa lasciare in noi una traccia indelebile, una spinta per un nuovo cambiamento interiore che porti a una nuova consapevolezza di sé.
Un disco dalle sonorità elettroniche, che mescola il genere ambient alla forma canzone più classica, senza rinunciare a una ricerca sperimentale di carattere sonoro. In questo album troviamo un’ambientazione sonora molto vasta, densa di particolari che rappresentano al meglio la visione del tutto originale della musica di Tōru.
L’incontro è un disco molto particolare per me. Ho deciso coscientemente di intraprendere una strada che andasse totalmente in direzione contraria al mood della musica contemporanea italiana ricercando sonorità meno accattivanti e decisamente più riflessive. È un disco che parla di solitudine ma anche del superamento di quest’ultima riconoscendo il valore vero dell’incontro reciproco e dell’arricchimento personale che si può trarre da questo. Un tema che reputo di estrema importanza, soprattutto in questi strani tempi in cui viviamo
Tōru traccia per traccia
Un incipit vecchio stile quello di Svanire, percorso molto notturno che mette in evidenza soprattutto voce e testo, oltre che molte malinconie. I modi sono quelli della ballata antica, nonostante l’uso dell’elettronica.
La voce si filtra e si nasconde un po’ invece in Luce, che accende una danza delicata e vagamente orientale. Le schermaglie sonore si intensificano in una specie di climax emozionale fitto ma non aggressivo.
Ecco poi altre delicatezze e altre malinconie con Rincontrarsi, che procede con estrema cautela, sia per quanto riguarda la musica, sia soprattutto per un testo che prefigura situazioni che forse non succederanno. Il feeling è tipo I Cani de Il posto più freddo, ma con personalità e letture differenti.
Più veemente e determinata, ecco Specchio, che alza voce e volumi, seguendo un percorso piuttosto diretto e forte. Si torna a toni molto più moderati e ad atmosfere suggestive e molto fiorite con Tela Bianca.
Breve, dolcissima e ovattata, ecco poi una Ninna Nanna a due voci, meno di due minuti per conciliare un sonno tranquillo. Meno tranquille le sensazioni trasmesse da Conchiglia, con visioni marine abbastanza inquiete e suoni che si allargano piano piano.
Tensioni che si materializzano invece in Cavie, che parte un po’ per volta suggerendo ritmi e concetti, per poi automatizzarsi progressivamente, ripetendo il concetto: “Io non sopporto più/le bestie sono gli uomini”. A chiudere la morbida Oltre il confine, altra speranza di nuovo incontro proiettata più in là nel tempo e nell’immaginazione.
Progetto compatto e coerente, quello di Tōru, attentissimo alle sonorità e a ottenere effetti equilibrati. L’attenzione ai dettagli porta a canzoni pulitissime e intense, vibranti senza la necessità di strappi, in un lavoro molto completo e levigato, decisamente convincente.