Nuovo appuntamento con SHORTRAKS, il condensato disposto di tre recensioni in breve che ti permettono di ricordarti di tre dischi usciti da poco. Qui tocca a Truemantic, P, Saam.
Truemantic, Truemantic
Truemantic è il progetto artistico di Toto Ronzulli, compositore e producer, innamorato di sonorità synth pop e new wave. Nel suo disco omonimo si trovano sfumature lo-fi, glitch, minimal e “maximal” elettronica. “Truemantic” è il racconto di un’anima tormentata in cui verità e amore si fondono e un aspetto pallido che rivela, in realtà, una profonda felicità. Alla base del processo creativo che ha portato alla realizzazione dell’album c’è Margherita di Savoia, suo paese d’origine: “È un posto magico con qualcosa di alchemico, un luogo incontaminato privo del grigio delle grandi città e perfetto per la meditazione”. Si parte piano e un po’ per volta, con Velluto, distesa prudente e liminale, che supera la soglia con cautela. Rivedermi imbocca invece con decisione strade new wave, con progressioni fluide. Molto più combattuta Troppo tardi, con contrasti evidenti quanto le nostalgie per un sound 80s/90s.
In un grande imbuto nero, ecco poi 8 (feat. Dade City Days), completamente avvolta da un manto di synth pop/dark wave, in cui arriva il cantato. Latte parte animata da velocità alti e da una “sezione ritmica” particolarmente attiva, con un sound complessivo che sembra puntare dritto sul post punk. Anche Vento del Sud ha ritmi alti e una certa aria di rancore sul fondo. Dicembre d’agosto invece rallenta, lascia spazio a sentimenti negativi che si fanno spazio su distese allargate, medita. C’è un pianoforte classico e intimo in Un anno fa, il pezzo più toccante del disco. Porto aperto con aria fresca dal 27 dicembre torna a ospitare la voce, ma soltanto di sfondo a un lavoro di basso intenso. Giornata torna nel tunnel, ossessionata da un battito molto continuo. E non si esce certo dal tunnel con Abisso, uscita finale dell’album. Buona l’esperienza di Ronzulli, che si dimostra capace di disegnare atmosfere avvolgenti; a parere personale si sarebbe potuta utilizzare di più la voce, anche di qualche ospite, perché in certe occasioni sembra davvero di ascoltare le basi di un gruppo new wave cui manca la voce.
[bandcamp album=1108833220 bgcol=FFFFFF linkcol=4285BB size=venti]P, Last Entry in the Ship’s Log
P è il progetto solista di Piermaria Chapus, cofondatore dei MiceCars, formazione storica della scena indipendente italiana. Last Entry in the Ship’s Log è un ep di tre canzoni scritte, arrangiate, registrate e prodotte interamente da Piermaria Chapus nel suo home studio di Berlino, missato nei The White Lodge Studio di Roma di Matteo Portelli (MiceCars, Yuppie Flu, Mamavegas) e masterizzato da Filippo Strang presso il VDDS Recording Studio di Morolo. Nel pezzo di apertura Crevasse si incontrano volute lunghe e quasi post rock, anche se il tessuto di cui è composto il brano è piuttosto vario e composito, con indizi vintage, comunque a colori scuri e un lavoro distintivo del basso. Più composta Cenotaph, almeno come struttura sonora, compatta e omogenea, ma le voci elettroniche regalano qualche brivido fuori contesto. Si chiude con Someone else’s life, il brano più vicino al (synth) pop, costruito con attenzione e gusto per la melodia. Un piccolo assaggio, ma significativo: le qualità di Chapus si confermano e gli sviluppi futuri meritano attenzione.
Saam, E’ facile consumarsi le unghie
I Saam arrivano da Genova e pubblicano E’ Facile Consumarsi Le Unghie, il loro ep d’esordio. Sensazioni vicine all’hardcore che partono da un’allungata e molto rumorosa 39, traccia d’attacco dell’ep. Poi si va di drumming e voci in una meno claustrofobica Pizzata, consumata in un’atmosfera di spleen pronunciato (“sto tirando calci a una fragola” è l’immagine che rimane). Partenza rallentata per Sandro, che poi cresce in maniera sempre più rumorosa. Ecco poi Reggiseno, animata da riccioli elettrici sulle prime, mentre la conclusiva Orso si alimenta di rancore piuttosto costante. I Saam pubblicano un ep interessante e ben scritto, ricco di sensazioni elettriche e fluide, mai affossato sulle sonorità ma piuttosto con uno sguardo molto aperto.