Wave è il primo album della factory sonora Stellare, figlio di due residenze artistiche tenutesi presso il Galata Museo del Mare e presso l’Acquario di Genova, nell’ambito del festival Zones Portuaires, che hanno visto otto producer impegnati a confrontarsi e creare composizioni inedite utilizzando i suoni sottomarini in due studi di registrazione appositamente allestiti in strutture suggestive.
Durante la prima residenza, presso il Galata Museo del Mare, i producers hanno sviluppato le loro composizioni partendo da un database di suoni subacquei la cui origine era sconosciuta all’uomo. Nella seconda, presso l’Acquario di Genova, la ricerca ha preso forma da suoni sottomarini appositamente registrati ai piedi della ex piattaforma offshore Porto Petroli, al largo del porto di Genova, popolata da una biodiversità sottomarina inaspettata.
Nell’album l’elettronica cinematica incontra ambient e psichedelia con orchestrazioni acustiche sorrette da algidi beat sincopati. WAVE è IDM onirica, sospesa e galleggiante. Le sub frequenze dei fondali oceanici salgono in superficie fino a connettersi con la bass music suonata nei club, disegnando la soundtrack degli abissi: dilatata, lenta, minimale. Un’onda. Un flusso di suono, ritmo e melodia per capovolgere il punto di osservazione e trasformare il mare in cielo.
I luoghi, i soundscape e la mappatura sonora che i producer hanno creato sono stati sia un gesto di studio e ascolto durante le residenze, sia tasselli di costruzione di una nuova geografia uditiva confluita proprio nell’album dove ci sono i synth liquidi e densi, le chitarre, e poi la viola, il sax, il pianoforte. Ma soprattutto c’è il mare, i suoi abissi più profondi, il ritorno all’utero della Vita: dal rotolio dei sassi depositati sul fondale, al rumore dei morsi di piccoli pesci, fino alle registrazioni a 12 metri di profondità per scoprire i suoni dell’ecosistema nato attorno alla ex-piattaforma offshore Porto Petroli.
In WAVE le percussioni diventano quelle di grucce e colonne di metallo percosse dell’Acquario di Genova e la voce di una Balena Grigia di Monterey Bay si trasforma in un mantrico arpeggio al pianoforte. Un viaggio che parte dalla Costa Ligure, e dai suoi suoni più profondi, fino ad immergersi in un grande club immaginario, pulsante e claustrofobico nella ciclicità di un vortice di correnti.
A suonare nell’album sono i protagonisti delle due Sessions a tema marino da cui appunto è nato l’album, e sono Moritz Schuster, jazzista, produttore e sassofonista tedesco, Federico Dragogna, penna e chitarra dei Ministri e produttore (Vasco Brondi, Paola Turci, Lucio Corsi), il sound artist Guido Affini, e ancora Alberto Bof, pianista e compositore di colonne sonore a Hollywood e il producer genovese Francesco Bacci aka Lowtopic membro degli Ex-Otago.
A fare gli onori di casa e a completare la tavolozza dei performer con tastiere, programmazione, orchestrazione, archi, in entrambe le sessioni, Ale Bavo (Samuel, LNRipley), FiloQ (Istituto Italiano di Cumbia, Uhuru Republic), Raffaele Rebaudengo (Gnu Quartet, Uhuru Republic), fondatori della casa di produzione sonora Stellare e ideatori delle Sessions con il quarto socio Stefano Figari che raccontano:
“Al di là degli aspetti stilistici, delle contaminazioni, del risultato sonoro del nostro lavoro, risuonano, fra le tracce, due concetti di fondo: ascolto e generosità. Il primo parte dalla scelta di suoni difficili, lontani al nostro immaginario comune, che diventano centrali nel concepimento dell’idea musicale e prosegue con l’ascolto del luogo in cui abbiamo lavorato, fino ad esplodere nell’attenzione al lavoro di composizione di tutti i compagni di percorso. La seconda si manifesta nel desiderio dei producer coinvolti di arrivare ad un risultato quanto più possibile condiviso anche sacrificando idee personali e slegandosi da intenti narcisisti o di adeguamento al mercato. Partire dalla musica come pura espressione artistica e non come prodotto: un’occasione per trovarsi insieme, fisicamente nello stesso luogo, prendendosi il tempo per creare senza vincoli e committenze, in un flusso sonoro comune in cui le anime di tutti i partecipanti potessero fondersi in modo naturale e armonioso. Questa libertà che abbiamo messo dalla prima all’ultima traccia del nostro lavoro, regala alla musica una coerenza straordinaria col tema delle sonorità sommerse. È musica che brilla e si inabissa, chiede di esprimersi e si afferma come un’onda.”