The Loneliest of Wars è il disco di debutto di The Heart and the Void, moniker del folk singer cagliaritano Enrico Spanu, in uscita il 19 gennaio. Dopo due ep e oltre cento concerti, alcuni dei quali condividendo il palco con artisti del calibro di Miles Kane, Johnny Flynn e Stu Larsen, il primo lp è anticipato dal singolo Like A Candle e dal video di An Island Might Not Be The End, che racchiude dieci canzoni (e due bonus) scritte negli ultimi tre anni.
Il disco, frutto di una lunga e profonda collaborazione col produttore sardo Fabio Demontis, vede il minimalismo della chitarra acustica arricchirsi di arrangiamenti di più ampio respiro, con l’utilizzo di archi, fiati e percussioni, a metà strada tra il gusto sporco e lo-fi di artisti come Bright Eyes o The Tallest Man On Earth.
The Heart and the Void traccia per traccia
Hard Times Coming apre il disco partendo da solide basi folk. Tuttavia non si tratta di un quadro classico voce e chitarra, piuttosto di una piccola orchestra folk, che ha modo di plasmare un suono avvolgente.
Molto più intima An Island Might Not Be The End, con le luci che si abbassano e i toni che vanno di conseguenza. Gli archi entrano alla fine a dare un tocco struggente finale.
Me and Ethan ha un passo ritmato e fa pensare a qualche strambo songwriter anglosassone (tipo Badly Drawn Boy), con qualche accenno pop. Profili leggermente più drammatici e concentrati in Like a Candle.
Atteggiamento funereo, ma senza esagerare, quello di A Heart Like a Graveyard, sorretta da una tessitura fitta e da sentimenti in saliscendi. Più classico e tranquillo l’andamento di Dark Parade.
Note più serene e di famiglia con We Grew Together, costruita sui movimenti della chitarra classica. A House by the Sea è il brano sul quale il disco fa perno, con atmosfere intense, sentimenti allargati, un senso del dramma crescente.
Her Hair Was Like Sand si ritira in spazi più ristretti, concedendo aperture a emozioni più contenute, con un duetto vocale e con il banjo a offrire colori diversi. Through The Streets of This Town è la chiusura ideale del disco, con voce e chitarra, eppure il disco non si chiude qui perché ci sono ancora due bonus da ascoltare.
I due brani infatti sono stati registrati parallelamente al disco ma sono presenti soltanto nella versione digitale, in quanto scritti per la colonna sonora del cortometraggio Waiting For, diretto da Matteo Pianezzi con Elisabetta De Vito, Sara Sartini e Desirée Giorgetti. La pellicola è stata acquistata da France 3 e verrà trasmessa in esclusiva su tutto il territorio francese.
Il primo dei due brani è appunto Waiting For, ballad drammatica e con voluminosa crescita sonora. Il secondo è All That We’ll Ever Be, più morbida e malinconica.
Disco classico ma molto ben riuscito per The Heart and the Void: il cantautore sardo riesce a trasmettere sentimenti in modo diretto e facendo uso di canzoni ben scritte e ben eseguite.