È disponibile il nuovo ep del songwriter americano Galapaghost, alter ego musicale di Casey Chandler, nato e cresciuto a Woodstock, negli Stati Uniti, ma trasferitosi per amore e musica nelle valli a noi più vicine, sopra Torino.
Il suo è un percorso musicale lungo più di quindici anni, a cui si aggiunge questo nuovo capitolo – a proseguire un’autobiografia musicale che ha compreso episodi anche molto sentiti, come la sua esperienza con il cancro. La musica si fa anche cura e catarsi nei momenti difficili, com’è stato in particolare il caso di questo nuovo disco dal titolo Black Lemonade.
Casey Chandler è attualmente impegnato anche come autore di colonne sonore, tra le sue collaborazioni più significative anche quelle con Gabriele Salvatores per Il Ragazzo Invisibile per la promozione della serie Netflix Tredici.
“Black Lemonade” è nato in un momento particolarmente difficile della mia vita, ed è per questo che l’EP ha un tono piuttosto cupo. All’interno, però, ci sono anche momenti più leggeri e un pizzico di ironia, che servono un po’ a stemperare il peso emotivo complessivo. Scrivere e registrare queste canzoni è stato davvero terapeutico per me. La copertina del disco è un’opera bellissima di Hugh Speier, il mio artista preferito e padre del mio migliore amico, venuto a mancare improvvisamente lo scorso novembre. Gli ho dedicato il brano “Hugh”.
Galapaghost traccia per traccia
Pickle Juice apre il disco con il proprio percorso breve: le sonorità folk e le risonanze del brano fanno da viatico per l’ep. Continua il discorso la title track Black Lemonade, leggermente più scura nei colori, con qualche coro e qualche effetto in più.
Ecco poi Hugh, che ha un passo cadenzato e controllato: una lieve malinconia permea il brano, come detto dedicato al pittore che ha firmato il quadro della copertina. E si parla di quadri in un brano che sale un po’ per volta, per augurare un “goodbye” a tutto cuore.
Arpeggio di chitarra molto continuo quello che fornisce la tessitura per Doomscrolling, che ha sentori di intimità. Si chiude con la breve Dawn, congedo vocale da trenta secondi.
Galapaghost continua a fornirci piccole fotografie intime della propria creatività, con la forma dell’ep che sembra essere quella più congeniale. Le canzoni sgorgano in modo molto naturale dalla sua bocca e dalle sue corde, con qualità di spontaneità ma anche di omogeneità sonora, concettuale e, si direbbe, emozionale e sentimentale. Un altro piccolo lavoro bello per il songwriter.
Genere musicale: folk, cantautore
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