Si chiama 100.000 km di vene il nuovo album degli Egon. Il disco mette in evidenza, a vari livelli, le influenze new wave e le caratteristiche oscure della musica della band. Egon nasce nel maggio 2015, e da subito lavora al primo disco, Il cielo rosso è nostro, che verrà pubblicato dalla MizarElektricWaves nel dicembre 2016.
“Altro non siamo che il sangue che ci scorre nelle vene, fatti di cellule, impulsi e sentimenti, parte dell’esistenza, con occhi che osservano e labbra che sognano. Invisibili esseri che vagano nell’oscurità, di passaggio. Che alla fine soltanto alla nostra anima rimane la scelta di essere vivi mentre il nostro cuore, qualunque cosa accada, tiene tutto al sicuro dentro di noi.”
Egon traccia per traccia
Si parte da un’estremamente oscura I am alive, chiaramente riferita al periodo dark wave. Invisibile, scelta anche come singolo, invece è cantata in italiano e subisce influenze di gruppi storici italiani, su tutti i CSI. Più diretta ed elettrica, e anche un po’ meno oscura, la veloce Notti senza luna.
Molto veloce e fluida anche Superficie, sorretta da un buon lavoro del basso. Per non morire mai accellera in modo brusco e si muove in atmosfere estremamente cupe e sporche. Si rallenta con Oscurità, che dopo un’intro parzialmente acustica esplode con modi elettrici.
Si torna all’inglese con I hold you in my arms, ballata acustica dalle inconsuete caratteristiche melodiche, anche se nella coda si torna a picchiare parecchio. Anche Terraferma opta per modi molto tranquilli. Si chiude con una versione acustica e molto soft di I am alive, che aveva già aperto il disco con tutt’altre caratteristiche.
Disco interessante quello degli Egon, che affrontano discorsi oscuri con personalità e talento. I brani alternano vari livelli di aggressività, ottenendo risultati estremamente convincenti.