Sacro Disordine è il primo album dei Diletta. Duo nato nel 2019 da un’idea di Jonathan Tupputi, voce e chitarra, e Andrea Rossini, tastiere e arrangiamenti, da un primo approccio rock i due amici approdano a un sound più intimo e sperimentale avvalendosi prima della collaborazione di Desirée Bargna ai cori e al violoncello e successivamente di Simone Bernasconi al basso.
La loro idea musicale trova compimento nel primo ep grazie al produttore Luca Urbani (ex Soerba, con all’attivo collaborazioni illustri fra cui Bluvertigo, Alice, Garbo e tanti altri), che dona ai Diletta quel tocco elettro-pop che stavano cercando. Sacro disordine concretizza il primo anno di attività passato tra prove e live nei locali del comasco, con 6 canzoni inedite, rigorosamente in italiano, a metà tra l’indie-pop elettronico e il cantautorato più intimo. La band, sostenuta da una campagna crowdfunding lanciata sulla piattaforma Ulule, ha ultimato i lavori nell’autunno del 2020 e ha pubblicato di recente i primi due singoli Capita e Povera città disponibili su tutte le principali piattaforme musicali.
Nel sognare di ciascuno, nell’ affannarsi, fallire, riuscire eccetera… Quasi sempre ci caratterizzano non tanto le nostre qualità, le nostre virtù, ma i nostri limiti, i nostri difetti. Potremmo quindi dire: il nostro disordine! Ma perché “sacro”? Non tanto perché sia qualcosa di inviolabile o da conservare, ma perché è solo nella nostra imperfezione che infiamma la vita e possiamo davvero affermare di essere unici e irripetibili.
Diletta traccia per traccia
Partenza tranquilla per l’ep, con Capita che si alimenta di melodie e malinconie, anche se i ritmi salgono piano fino a raggiungere un pop-rock di buon sapore.
Le malinconie filtrano fino al brano successivo, una più notturna Povera città, quasi ieratica nel suo incedere. Ritmi lenti quelli di una avvolgente Radicale, ancora scura nei toni, a descrivere di una cena più metaforica che reale. Deriva elettrica e di archi nel finale allungato.
Problemi gastrici quelli che racconta Reflusso, che in realtà parla d’amore, sempre con toni gentili e più tristi che disperati. Nuvole soffici quelle su cui si adagia Waimea, oceanica e vasta. “L’adolescenza passerà/non si può dire a quale età”.
Chiusura con la title track Sacro Disordine, che mette un ordine tra i vari strumenti che portano un contributo a un pezzo che passeggia con calma e porta in un mondo un po’ brit, tra Gomez ed Elbow.
Ingannano un po’, i Diletta. Perché sulle prime li scambi per una band pop melodica, cuori spezzati e tutto. Pop lo sono, senza dubbio, e melodici anche. Però sanno raccontare, sanno cambiare spartito e suonano con coscienza di ciò che fanno. Questi sei pezzi sono un buon punto di partenza, anche perché la percezione è che ci sia parecchio da indagare sotto la superficie.
Genere musicale: pop
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