Non è difficile vedere in Achille Lauro il personaggio dell’anno: tanto per cominciare perché non tutti pubblicano un libro (Io sono Amleto), tre docufilm (anche se la diffusione di questi ultimi è un po’ nebulosa) e un disco nell’arco di un anno, anzi di pochi mesi. E se si aggiunge che è andato a Sanremo e ha spaccato con Rolls Royce, si ottiene un ritratto di un momento davvero dorato per il ragazzo che faceva trap e che ora ha accentrato intorno a sé le attenzioni dei media e di tantissimi appassionati.

TRAKS ha messo piede alla sua conferenza stampa, con tanto di ascolto riservato (oddio, riservato, eravamo un centinaio o giù di lì) di 1969, il nuovo disco. E ha capito che i tempi della realtà più cruda per Lauro sono finiti, almeno a giudicare dai testi. Mentre come da promesse, il disco suona decisamente più rock che trap, con qualche incursione elettronica.

Condensiamo qualche impressione volante perché poi la recensione fatta con i crismi arriverà: il disco mette in fila di partenza proprio Rolls Royce e C’est la vie, singolo già noto da qualche giorno. Sono in sostanza due facce della stessa medaglia: un desiderio di morte sublimato in un esplosione gloriosa da una parte, e una richiesta di fine misericordiosa e dolorosa dall’altra.

Si prosegue con le macchine di lusso, una costante di tutto il disco, con Cadillac. Beat pesante e chitarre, tuttavia si rientra in territori più consueti per Achille, tra “rapapà” e “uff”, anche se il vestito è rock (ma non proprio da puristi ecco). “Amami senza chiedere niente in cambio” sembra la frase chiave.

Je t’aime vede l’intervento di Coez: più urbana e scura, il battito qui è dance, i bassi comunque profondi, gli intrecci testuali con Rolls Royce ritornano ovunque, con i panorami e le immagini che sfrecciano. Il concetto è sempre quello della vita da rockstar.

Poi Zucchero che risuona profonda, quasi chitarra e voce, intima e intensa benché le immagini di automobili continuino a sfrecciare (“Ave Maria Nino D’Angelo/ti compro Castel Sant’Angelo”).

La title track 1969, dopo un paio di pezzi tranquilli, fa riprendere a ballare. Ritmi piuttosto pestati, tornano a mordere le chitarre, altro pezzo ricco di scazzo nel cantato.

Roma (con Simon P) torna un po’ alle origini, pur fermandosi un po’ sulla soglia, tranne che nel finale. Sexy Ugly è costruita a elenco, poi inizia a picchiare in profondità con il beat.

Delinquente è un’avventura inglese, con qualche censura e autocensura. “Non mi far litigare”, e da quando? “Figlio di Tro” in che senso?

Infine Scusa, che chiude il disco con toni molto morbidi e un evidente richiesta di perdono e di riconoscimento da parte di un ragazzo forse un po’ confuso.

Achille Lauro: “Il Rock’n’Roll è una figata”

Dopo l’ascolto del disco ecco filmati chge rievocano fatti storici del 1969, prima dell’ingresso trionfale del protagonista di serata, tutto di bianco vestito.

Achille racconta di come si senta “Al posto giusto nel momento giusto”. Sta già lavorando ad altri due album ancora diversi da questo e ha fatto riferimento al 1969 perché aveva tanta voglia di cambiamento.

Quattro ore dopo la fine del Festival di Sanremo era già in studio a lavorare sul disco, la cui svolta sta preparando da un anno e mezzo. “Non credo nel caso”, dice, raccontando di come abbia visto coincidenze fra la data scelta per il titolo, 1969 appunto, e il fatto che il Festival al quale ha partecipato fosse il 69esimo.

Va abbastanza a ruota libera, tra domande e considerazioni personali (tra cui “il Rock’n’roll è una figata”) e ammette di aver voluto fare, con Rolls Royce, un “pezzo generazionale“. Cita Rino Gaetano e più tardi dirà di ispirarsi anche a Vasco Rossi, come a mettere dei punti fermi.

Sulle differenze con i dischi del passato è molto chiaro: “Nessun pittore dipingerebbe lo stesso quadro per tutta la vita”. E ancora: “Sono un operaio del mio successo, l’ho costruito senza dormire per sette anni circa”.

Certo, arrivano anche frasi che potrebbero sollevare qualche interrogativo tra i fan e tifosi di una rivoluzione spontanea di cui Lauro sia portabandiera. Per esempio quando parla di responsabilità: “Se sbaglio io cascano in tanti e anche la mia famiglia. Mi interessa solo quello”. Lo direbbe anche il CEO di una grande azienda.

Ma qui siamo in una grande azienda, qui ci sono Sony Music, Media Partners, Parole e Dintorni, tutti in pompa magna e tutti con i propri generali schierati, tutti ad ascoltare ammirati l’ex ragazzo della periferia arrivato, con talento e perseveranza, ai palcoscenici più importanti.

L’unica volta in cui Achille sfugge dalle grinfie del proprio ufficio stampa per dire qualcosa di osé è parlando di Anna Tatangelo: “E’ una bella Ferrari, ma le andrebbe messa la benzina giusta”. (Diciamo che poco prima con MYSS KETA era andata diversamente, anzi le aveva fatto i complimenti).

Potrebbe essere “pericolosa” anche una frase lasciata a metà su alcuni supposti “illusionisti”, ma se la cava dicendo che “Il mercato musicale è una scommessa, non è un lavoro sicuro. Io ho scommesso tutto, lasciando tutto. E’ un mondo difficile, che invece che trainarti ti frena. Per questo parlo di illusionisti”.

Sulle polemiche di Sanremo racconta: “Dopo l’ascolto del brano abbiamo ricevuto un sacco di attenzioni e ne sono stato onorato. Sono arrivato sul palco molto motivato, sapendo che non era bello solo per me ma anche per chi lo aveva già ascoltato”.

Ma invece del confronto sul brano si è trovato immerso in una polemica alla quale nei primi giorni non ha dato peso. “Pensavo fosse circoscritta a Sanremo, per fare scandalo. Ma è stato brutto vederla continuare a oltranza. Io quando volevo essere esplicito lo sono stato. Ma mi è dispiaciuto che si sia tentato di rovinare l’immagine a me e di distogliere dalla musica nuova, discutendo della droga con molta superficialità. Chi vive nelle periferie conosce il pericolo“.

A fine conferenza stampa anche qualche parola sulle voci che lo vorrebbero giudice al prossimo X Factor: “Magari! Io ci spero tantissimo”. Rivela anche di aver passato una giornata con Mara Maionchi e di essersi trovato molto bene. E dopo qualche altra domanda se ne va, blindato dai collaboratori, lasciando che il disco parli per lui.

Achille Lauro instore Tour

Venerdì 12 aprile (ore 17:00) a Milano – Mondadori Megastore (Piazza Duomo, 1)

Sabato 13 aprile (ore 14:30) a Genova – La Feltrinelli (Via Ceccardi, 16)

Sabato 13 aprile (ore 18:00) a Torino – Mondadori Bookstore (Via Monte di Pietà, 2 ang. Via Roma)

Domenica 14 aprile (ore 14:30) a Verona – La Feltrinelli (Via Quattro Spade, 2)

Domenica 14 aprile (ore 18:00) a Stezzano (BG) – Media World c/o CC Le Due Torri (Via Guzzanica, 62/64)

Lunedì 15 aprile (ore 15:00) a Firenze – Galleria Del Disco (sottopassaggio Stazione Santa Maria Novella)

Lunedì 15 aprile (ore 18:00) a Lucca – Sky Stone & Songs (Piazza Napoleone, 22)

Martedì 16 aprile (ore 17:00) a Roma – Discoteca Laziale (Via Mamiani, 62)

Mercoledì 17 aprile (ore 16:30) a Bari – La Feltrinelli (Via Melo, 119)

Venerdì 19 aprile (ore 15:00) a Forlì – Mondadori Bookstore c/o CC Mega (Corso della Repubblica, 144)

Venerdì 19 aprile (ore 18:00) a Bologna – Semm Music Store & More (Via Oberdan, 24F)

Sabato 20 aprile (ore 14:30) a Varese – Varese Dischi (Galleria Manzoni, 3)

Sabato 20 aprile (ore 18:00) a Como – F.lli Frigerio Dischi (Via Garibaldi, 38)

Giovedì 2 maggio (ore 15.00) a Napoli – La Feltrinelli Stazione Centrale (Piazza Garibaldi)

Giovedì 2 maggio (ore 18.00) a Salerno – La Feltrinelli (Corso Vittorio Emanuele 230)

Venerdì 3 maggio (ore 16.30) a Foggia – Mondadori Bookstore (Via Guglielmo Oberdan, 9-11)

Achille Lauro Club Tour

3 ottobre al Tuscany Hall di Firenze

4 ottobre all’Atlantico Live di Roma

7 ottobre al Fabrique di Milano

10 ottobre al PalaEstragon di Bologna

11 ottobre al Teatro Concordia di Venaria Reale (TO)

13 ottobre alla Casa della Musica di Napoli

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Fabio Alcini

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