Alice Viola
Alice Viola, foto di Nadine Schaschinger

Alice Viola è una cantante e compositrice parmigiana che ha vissuto negli ultimi dieci anni in diverse città, da Madrid tre anni a New York, da Montreal a Monaco di Baviera. Le sue esperienze sono ora condensate in A Long Trip, disco completamente autoprodotto, con sonorità che spaziano dal jazz, al soul, all’r&b. Abbiamo rivolto qualche domanda ad Alice.

Puoi raccontare la tua storia fin qui?

Mi chiamo Alice Viola, sono una cantante parmigiana di Soul, Jazz e R&B. Ho iniziato ad ascoltare e ad amare questo genere fin da quando ero bambina, grazie anche ai miei genitori che mi hanno introdotto a queste sonorità, in casa nostra c’ era sempre musica, ottima musica.

Ho sempre voluto cantare, credo di avere questo chiodo fisso da quando ho ricordo. Ho iniziato da giovanissima a studiare pianoforte al conservatorio di Parma e a esibirmi con un gruppo al femminile con cui facevamo cover R&B.

Crescendo mi sono avvicinata di più al soul, al jazz, a sonorità più acustiche e ricercate. Quando mi sono trasferita a Madrid nel 2007, dopo essermi laureata in Arte e Spettacolo all’ Università di Parma, mi si è aperto un mondo.

Madrid, che musicalmente era in fermento e mi dava la possibilità di scoprire come il jazz, il soul, il funk e l’R&B potessero essere fuse con il flamenco, la musica latina, in particolare brasiliana e cubana e’ stata la mia prima vera formazione personale e artistica.

Ho potuto cantare a fianco di incredibili musicisti,sopratutto jazzisti che mi hanno dato un senso del ritmo, dell’improvvisazione, della spontaneità e forza musicale.

Alcuni di loro Yusnier Sanchez Bustamante, Arnaldo Lescay, Maikel e Jorge Vistel, Reiner Helizarde e molti altri. Partecipavo alle jam session tenute in città, che sono state la mia palestra musicale, nel frattempo studiavo tecnica vocale con Maika Vilchez e Dani Reus alla escuela de Musica Creativa ed ero entrata a far parte di un coro gospel importante: Gospel Factory.

Nel 2010 ho deciso di trasferirmi a New York City dove ho vissuto per 2 anni e qui la mia formazione musicale si e’ arricchita grazie alle lezioni di Rene Manning presso il Brooklyn Conservatory , e i workshops di scat di Bob Stoloff e Barry Harris.

New York mi ha cambiata in tutti i sensi e la maggior parte dei brani che ho composto e che sono racchiusi in “A Long Trip” ,il mio cd ,uscito il 19 Giugno 2017, sono nati nel periodo vissuto li.

Sono stata travolta dalla scarica adrenalinica di questa città, dalla sua diversità, dalla musica che e’ ad ogni angolo e dove la sensazione di solitudine e schiacciamento si alternava alla sensazione che tutto era possibile.L’ energia di NYC e la possibilità che questo luogo mi ha dato di collaborare con tanti musicisti provenienti da diverse radici e culture(Afroamericana,cubana, spagnola, brasiliana,italiana), ha contaminato il mio modo di sentire e fare musica.

Ho suonato in tanto clubs e fatto molto esperienza.Poi hanno seguito i viaggi a Montreal e Toronto. Ritornata in Italia, a Roma ho iniziato a insegnare in diverse scuole di musica e in particolare presso la Voice Art Dubbing, scuola di doppiaggio, con sede a Roma , Bari e Napoli, a fianco di doppiatori del calibro di:Dante Biagioni,Bruno D’ Alessandro, Antonio Palumbo, Nino D’Agata e Carlo Valli.

Ho suonato in diversi locali con diverse band tra cui Groove’ Seed composta da me alla voce, Francesco Catalucci alla chitarra a 7 corde, Carlo Gioia al sax e Giuseppe Arnetta alle percussioni, con un repertorio soul, jazz e brasiliano.A Parma invece ho continuato a collaborare con diversi musicisti quali: Michele Bianchi, Claudio Tuma, Luca Savazzi, Mirko Reggiani e altri.

A Roma ho ripreso a studiare con Stefania Tallini piano jazz  e con Elisabetta Antonini improvvisazione jazz.

Mi sono trasferita a Monaco Di Baviera da un anno e mezzo e sono riuscita finalmente a realizzare questo album : A Long Trip, che e’ la sintesi di tutte queste esperienze di vita e musicali che mi hanno trasmesso suoni, colori e storie da raccontare , alcune in parte biografiche.

In questo album , dove gli 11 brani sono stati composti da me e arrangiati insieme ad Andrea Satomi Bertorelli e Michele Bianchi, hanno suonato: Gabriel Barreira al basso, Daniel Scheffels alla batteria, Luca Savazzi al piano, Andrea Satomi Bertorelli alle tastiere e cori, Michele Bianchi alla chitarra , Elisa Aramonte ai cori, Franco Capiluppi alla tromba e flicorno e  Yuvisney Aguilar alle percussioni. E’ un disco internazionale, molto vario e con sonorità Nu Soul, jazz R&B.

Mi sembra evidente che i tuoi spostamenti abbiano influenzato la tua musica. Che cosa ti è rimasto più impresso e che cosa ti ha influenzato di più delle città in cui ti sei trasferita?

Sicuramente tutto ciò che sono diventata, sia come persona sia come artista, lo devo in gran parte alle esperienze fatte all’ estero, che hanno aperto i miei orizzonti sotto tutti i punti di vista. Musicalmente sono cresciuta moltissimo, grazie non solo allo studio con ottimi insegnanti , ma anche grazie alla collaborazione con musicisti di alto livello, che mi hanno trasmesso tanto e spinto a migliorarmi sempre.

New York City, credo sia stata la città,che mi ha più influenzata , con tutta una serie di circuiti musicali dal soul al funk al R&B, alla salsa , al flamenco ,alla bossa ecc… Le Jam Sessions allo Shrine ad Harlem o al Nick’s Pub sulla 144esima, o allo Sugar dove in passato gente come Michael Jackson hanno cantato, al Fat Cat o Cafe Wha? e molte altre…

Una di quelle che ho amato di più che è l’icona della Black Music è il “Village Underground”, la prima volta che sono stata li ho pianto, perché il troppo talento mi ha travolto. New York mi ha fatto veramente respirare e capire da dove e come era nata quella musica.

Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato nel realizzare il disco, se ci sono state?

Ci sono state diverse difficoltà nel realizzare il disco. La prima sicuramente riguarda l’aspetto economico: per realizzare un disco, anche se io mi rendo conto di essere stata fortunata perché molti amici e collaboratori mi hanno sostenuta, ci vogliono molti soldi, sopratutto se il risultato finale deve essere un prodotto ottimamente arrangiato,suonato, mixato ed infine confezionato, insomma un disco pronto per la vendita.

A causa di questo ho dovuto attendere molto tempo per poterlo registrare , c’è voluto un anno e mezzo dall’inizio al prodotto finito, ma da molto prima i brani erano scritti. Non è semplice perché un musicista deve avere la tranquillità mentale  e l’energia giusta per affrontare un esperienza cosi meravigliosa, ma anche molto impegnativa , dove devi gestire tutto, non solo a livello artistico, ma anche come tempi,l’ organizzazione e non e’ ancora finita…ora c’e’ la parte manageriale!!!

Come nasce “Cambiare”?

“Cambiare” è uno dei brani contenuti nel mio nuovo disco “A Long Trip”. E’ nato in un momento dove avevo bisogno di sfogarmi con me stessa, poco dopo il trasferimento a Monaco di Baviera. In effetti nel brano e’ come se parlassi tra me e me,ma anche con i possibili ascoltatori, riflettendo sulla difficolta di affrontare i cambiamenti che molto spesso accadono , non per nostra scelta , e su come riuscire a mantenersi saldi e focalizzati sui propri obbiettivi, accettandoli,rimando lucidi, positivi e guardando avanti.

Puoi descrivere i tuoi concerti? Quali saranno le prossime date che ti vedranno coinvolta?

Ci sono in programma diversi concerti, si in Germania che in Italia, che riguardano

“A Long Trip”, ma stiamo ancora aspettando le date definitive,cosi come anche interviste in alcune radio a Roma, Parma, Milano e anche a Madrid. Ho diversi concerti in programma con una band a Monaco, The Italian Jazz Job ,(Alice Viola-voce, Gabriele Giorgini-chitarra,Markus Angeli – contrabbasso, Michael Gottfried – batteria),il repertorio e’ ricco di brani della tradizione italiana arrangiati in chiave jazz.

I prossimi sono:

9 settembre (Storia Club)

10 sttembre (Priem am Chiemsee)

16 settembre (Storia Club)

7 ottobre (Storia Club)

12 ottobre (Eataly)

21 ottobre (Storia Club)

18 novembre (Storia Club)

25 novembre (Storia Club)

30 novembre (Eataly)

4 gennaio (Mister B Jazz Club)

18 Ottobre 2018 Alice Viola Quintet – A Long Trip (Kultur im Oberbräu Fools Theather)

Puoi indicare tre brani, italiani o stranieri, che ti hanno influenzato particolarmente?

Ci sarebbe da fare una lista infinita e’ molto difficile racchiudere in tre brani ciò che mi ha più influenzata , forse posso elencarti alcuni artisti: Stevie Wonder, Nina Simone,George Duke, Incognito, George Benson, Marvin Gaye, Ed Motta, Gregory Porter, Aretha Franklin, Ella Fitzgerald , Etta James, D’ Angelo,Al Green,Rachel Ferrell, Erika Badu, Alain Perez, Seu Jorge tutti i poeti brasiliani….mi fermo, ma dovrei elencare anche tutta la musica di altri generi correlati che mi hanno arricchito come l’ afro beat di Fela Kuti o il sound di Tony Allen.

Per tenervi aggiornati sulle date dei concerti e sulle novità potete trovarmi su :

facebook/AliceViolaMusic

instagram/AliceViolamusic

twitter/aliceviolamusic

e il mio sito pronto a breve www.aliceviola.it

Alice Viola traccia per traccia

alice violaA Long Trip, uscito in tutti i digital stores, contiene undici brani composti da Alice e arrangiati presso il White Castle Studio, in collaborazione con Michele Bianchi (chitarrista per Mario Biondi, Mina, Fabrizio Bosso, Dee Dee Bridgewater) e Andrea “Satomi” Bertorelli tastierista e compositore per Mario Biondi e altri nomi importanti del panorama jazz e fusion).

Così non è sorprendente scoprire, in sede di ascolto, che si spazia dalle influenze latine di Contra Corriente, la traccia che apre il disco, fino ai ritmi cadenzati di Cambiare, che quasi sconfina nell’hip hop. Invece I’ll take care of you ha il sapore tipico del classico jazz club, con la voce che prende il sopravvento.

Tutt’altre idee quelle di N.Y.C., molto più urban pur partendo da solide basi blues, acidficate durante il percorso. Anche Believe si inoltra in idee urbane ma non esageratamente acide, e la situazione si addolcisce ulteriormente con Mother, la più melodica fin qui. Si recupera in termini di ritmo con 1000 mistakes, tra pop e soul.

Over the stars mette in evidenza i vocalizzi della cantante, in un contesto r&b ma anche con percussioni afro. Si viaggia verso il finale con una Little Girl chiaramente intrisa di soul, con le cicatrici r&b di Scars e con il finale di Tra me e me, voce e pianoforte per una conclusione molto morbida.

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