Si chiama Reset il nuovo disco firmato dai Bachi da Pietra, in uscita oggi, venerdì 7 maggio, via Garrincha Dischi, già anticipato dai singoli “Comincia adesso” e “Meriterete”. Nuovo album e nuova label, nonché un nuovo sodale: Marcello Batelli (Non Voglio Che Clara, Il Teatro Degli Orrori) si affianca a Succi (che ci annunciava questo disco qualche tempo fa in un’intervista) e Dorella portando la band in una nuova dimensione sonica attraverso basso e synth, e curando personalmente il suono generale in cabina di regia.
Se il primo capitolo della saga dei Bachi invitava emblematicamente a Tornare nella terra, Reset è l’alba dopo un lungo silenzio (Necroide, l’ultimo capitolo discografico, usciva nel 2015), un tempo trascorso a osservare la metamorfosi odierna prima di rialzarsi.
Bachi da Pietra traccia per traccia
“Il nazionalpopolare/ci ha sempre fatto cagare”: è con qualche concetto conciliante e morbido (come al solito) che Di che razza siamo noi apre il disco. “Chi vi credete che noi siamo/per le pietre che portiamo” è in realtà il primo verso di un brano scuro e duro, in una sorta di doppia citazione distorta (Nomadi e Battiato).
Il discorso della razza (umana) prosegue in un secondo brano, Umani o quasi, che si avvolge in atmosfere anche più cupe. Il pezzo poi decolla verso spazi elettrici, senza acquistare una virgola di ottimismo. “Sono un insetto e porto il peso/non mi sono mai arreso/sono un insetto e porto il peso/che mi schiaccerà”.
“Da una pallottola di sterco/Bestemmio l’universo“: concetti non poi molto differenti, come si vede, ma qui le ritmiche sono ancora più accelerate e urticanti, quasi ballabili. “L’insetto dello sterco/manda il cosmo a cagare”. Si chiude invocando un universo “più commerciale e più easy”, ma sono abbastanza convinto sia un gioco di paradossi.
Pesce veloce del Baltico esce in mare aperto (lasciando da parte un attimo metafore scatologiche) sulle rotte disegnate dalla chitarra, ma riuscendo a rimanere sempre gutturale e piratesca, in qualche modo.
Guida il basso in Fumo, che oltre a essere fumosa ondeggia con modi un po’ blues, inserendo approfondimenti sul concetto che la merda fa fumo e la merda piace. Ambienti sonori minacciosi oscillano in background.
Ecco poi il singolo Meriterete, piuttosto declamatoria riguardo alle cose, non proprio tutte trionfali, che ci meriteremo, o che forse ci meritiamo già. Ecco poi Insect Reset, che ritorna un po’ alle atmosfere “black metal” che furono, facendo perno su un drumming furibondo (non che la voce sia conciliante).
Il Rock è morto tratta il concetto contenuto nel titolo, certificando peraltro anche le capacità di resurrezione del suddetto genere, in un rock blues oscuro e di nuovo ricco di minacce. Minacce anche per i reazionari del rock, peraltro, contro i quali si prende una posizione nettissima con una lunga strofa finale.
Ecco poi Comincia adesso, che rimette le mani nella carne, sostanzialmente in modo letterale, rivelando una poesia carnale ed elettrica che lascia parecchi segni. Il finale si risolleva e contempla tumulti. Un filino stralunato anche il finale, con Ciao pubblico, un congedo breve ma quasi psichedelico.
Così negativi da risultare paradossali, i Bachi da Pietra hanno una funzione sociale educativa: quella di riempire l’ascoltatore di calci in faccia, precisi abbastanza da spaccargli il setto nasale. Ve lo Meriterete, del resto, o ce lo meriteremo. Però va notato come Succi e compagni non si pongano su un piedistallo e non millantino alcun tipo di superiorità: sanno perfettamente di essere insetti sguazzanti nel fango esattamente come tutti gli altri (ok, forse non è fango).
L’aggiunta di Batelli allarga i confini sonori, posto che già Dorella e Succi di confini ne contemplavano pochi. Ma c’è anche un senso di completezza, oltre che di omogeneità di concetti, in questo disco, a mio parere il meglio riuscito della formazione, scarno, cattivo, ruvido, doloroso come un calcio in faccia. Però educativo.
Genere musicale: rock alternativo
Se ti piacciono i Bachi da Pietra ascolta anche: Succi
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