Belle and Sebastian, “Late Developers”: recensione e streaming #sottotraccia

Quelle copertine virate su tinte pastello, quelle immagini malinconiche, ma anche quello spirito mai immune dall’ironia: Belle and Sebastian si sono ritagliati uno spazio nell’immaginario pop europeo dagli anni Novanta in avanti. Proponendosi come una sorta di unicum: arrivano dalla Scozia che al contempo proponeva gente come i Mogwai (nati a Glasgow lo stesso anno di B&S), ma sono decisamente vocati a generi musicali un po’ meno rumorosi.

Anzi, il vasto gruppo scozzese (oggi ha otto membri, con un paio di fuoriusciti tra cui Isobel Campbell, che porta avanti una proficua carriera solista) è riuscito a proporre, nei dieci dischi pubblicati dal 1996 in qua, una visione del pop del tutto personale. Mai troppo inclini a incontrare il gusto delle classifiche, hanno promosso un approccio molto “allargato” e in qualche modo artigianale. Presentandosi poi sul palco durante i live come una specie di clan, una comune musicale viaggiante capace di confezionare canzoni impeccabili e levigatissime.

Giusto oggi Belle and Sebastian pubblicano Late Developers, il nuovo album. C’è un sospetto però: A Bit of Previous, il disco precedente, è arrivato pochissimi mesi fa e questo album è stato registrato durante le sessioni di quel lavoro. Sarà quindi un disco di scarti? Dalla qualità complessiva si direbbe proprio di no.

Late Developers si presenta invece come una sorta di lato B, ma senza che questo significhi “di minore valore”, del suo predecessore.  L’album riassume sicuramente il lato più solare della band, con qualche intromissione malinconica che ne sottolinea meglio i pregi.

Belle and Sebastian traccia per traccia

Il disco parte abbastanza baldanzoso: Juliet Naked ha un giro quasi spagnoleggiante, ma poi si diverte con la chitarra elettrica, presentando una veste pop movimentata.

Giro di basso fluido e voce femminile invece per Give a little time, elettrica di suo e ancora capace di parecchia vivacità. Un pezzo molto Belle and Sebastian, questo, con handclap, controcanti, frizzantezza e joie de vivre sparsa.

Entra in campo un po’ di malinconia e qualche nota di pianoforte con When We Were Very Young, ancora corroborata da un robusto giro di basso e sempre giocata su ritmi rapidi e intensi.

Qualche nota barocca nelle sonorità di Will I Tell You a Secret, che si collega perfettamente a precedenti illustri nella musica britannica: possono venire in mente i Kinks e gli XTC, e sicuramente non è un caso.

Cambio di ritmo e ritorno all’elettrico con So in the Moment, corale e da festa, con qualche pizzico di spirito hippy che fa capolino qui e là. C’è uno spirito blues che anima The Evening Star, con un cantato che si spinge molto in alto e molto in basso, e i fiati a conferire un tocco di America che non guasta.

When You’re not with Me conserva quel tanto di agilità che la rende guizzante e frizzante. Anche qui ci sono cori, anche qui dardeggia una sei corde elettrica, ma lo spirito complessivo del brano fa quasi pensare alla disco dance anni ’70, con qualcosa degli Abba.

Partenza di synth per I Don’t Know What You See in Me, come se fosse un pezzo dei Pinguini Tattici Nucleari, tipo. E mantiene una struttura e una caratterizzazione molto vintage per tutto il proprio percorso. Duetto vocale classico quello che mette in pista Do You Follow, ricca di tastiere e dall’andamento abbastanza morbido e ondeggiante.

Un’altra cosa in cui la band eccelle sono le ballad “confidenziali”. Ed eccone una: When The Cynics Stare Back From the Wall, ancora costruita sul dualismo vocale, racconta con calma e un po’ di malinconia, ma con qualche variabile sonora sempre in campo.

Ma questo non è disco da chiudere in tristezza: e allora ecco Late Developers, title track un po’ messicana, che danza verso l’uscita ancheggiando in modo armonico.

Forse sono diventati un po’ più nostalgici e un po’ meno innovatori nel corso del tempo. Ma che puoi dire di male contro i Belle and Sebastian, rimasti produttivi nei decenni e capaci sempre di proporre musica impeccabile, gradevolissima, sempre viva e in movimento e (quasi) sempre con un sorriso sulle labbra? L’unica cosa che si può fare è ascoltarli e apprezzarli. O anche no: non se ne faranno un cruccio e continueranno a suonare e sorridere.

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