Esce Skysurfers, il primo album dei Bluedaze (RC Waves / Artist First), la band di Varese che dopo i precedenti singoli Hodad e Dreamwalk svela il suo mondo tra psych e dream pop, vantando la produzione artistica di Martino Cuman dei Non Voglio Che Clara. Il disco si intitola Skysurfers, letteralmente “surfisti del cielo”, una condizione mentale nella quale ci rifugiamo ogni volta che abbiamo bisogno.
“Quanto può essere figo surfare il cielo? Secondo noi moltissimo. E poi c’entra con l’equilibrio, anche. Quell’equilibrio che ci sforziamo di trovare ogni giorno della nostra vita. Tra tutte le cose che gli altri si aspettano da noi, tra gioia e tristezza, tra luce e ombra, ecc. E’ proprio per questo che Skysurfers ha al suo interno tutte quelle sfumature emotive: a volte è groovy, altre volte malinconico, poi torna ad essere solare. Perché tutti noi siamo tutto questo, ogni giorno”.
Bluedaze traccia per traccia
Traccia d’apertura è una vibrante ma anche elegante Hodad, che riesce in qualche cambio di scenario sonoro, dimostrando buona personalità fin dalle prime battute.
Apertura torreggiante ed elettrica quella di Dreamwalk, che poi abbassa subito i toni e si veste di colori notturni.
Dopo i due singoli, collocati strategicamente in cima al disco, ecco un’altrettanto disinvolta e aperta a cambiamenti e influenze FOMO, largamente riferita alle atmosfere del pop internazionale.
La prima metà del disco si chiude con Geography, un’esplorazione molto morbida, dai toni malinconici e intimi. Si torna a movenze più dinamiche e anche piuttosto ballate con Dangerous, quasi un tango elettrico.
Sentimenti rock blues e una vivida linea di basso animano Fuel and Cigarettes, pezzo incendiario, che infatti a una certa prende fuoco ed esplode.
Istinti danzerecci ma anche voglia travolgente emergono da Please, altro brano di umore movimentato e variabile. Si chiude con le soffici malinconie di Drive Away, ballata in cui le tentazioni vintage dei Bluedaze trovano compimento.
Esordio commendevole, quello dei Bluedaze, che rimescolano gli elementi a propria disposizione ottenendo otto canzoni anche molto distanti fra loro senza perdere unità di stile. E abbastanza vive da farti muovere i piedi anche all’interno della tua zona rossa di competenza.