In breve: cinque nuove idee in musica per te

Tornano le recensioni in breve di TRAKS, questa volta con episodi che variano dal pop allo sludge. Con qualche buon episodio in streaming.

Gomma, “Usciamo! Ora!”

gommaSi chiama Usciamo! Ora! l’ep d’esordio dei Gomma, giovanissimo duo bolognese Gomma prodotto da Marco Bertoni (membro dei Confusional Quartet e già al lavoro con Subsonica, Lucio Dalla, Angela Baraldi, Megahertz, Motel Connection, Fiamma Fumana, Bob Rifo). I sei brani del disco si avventurano in territori dichiaratamente pop, senza vergognarsi di coretti e di soluzioni semplici. Qualche brano ha anche ottime potenzialità “da singolo”, per esempio Stasera. Qualche sprazzo di vintage gentile in Come si fa?, mentre Gelosia affronta tratti leggermente più cupi. Il disco è sicuramente ben riuscito e ben arrangiato, le idee non sempre innovative ma l’ep si ascolta con piacere.

 

Discomfort/False Light: “Split lp”

discomfort-false-lightI Discomfort (Italia, UK) e i False Light (USA) hanno pubblicato uno split su vinile che vede la luce grazie a una collaborazione internazionale tra le italiane Assurd Records ed Epidemic Records, la francese Eastrain Records e l’americana Headfirst Records. Detto questo, il disco è consigliato soltanto a chi ama sonorità pesantissime e vicine allo sludge e ad altri generi assolutamente estremi. Le due band gareggiano a chi alza maggiormente i toni e i ritmi, costruendo due muri del suono paralleli. I Discomfort, nella prima parte del disco, offrono suoni più compatti e concreti, mentre nella rispettiva seconda parte i False Light si concedono qualche piccolo cambio di ritmo, qualche oasi leggermente più tranquilla, come a voler far rifiatare un ascoltatore obiettivamente sbatacchiato qui e là da sberle continue.

La Griffe, “Hypno-pop”

la-griffeLa Griffe presenta un ep da quattro canzoni e un remix, Hypno-pop, portatore di contaminazioni electro e synth pop di una certa qualità. La Griffe nasce nel gennaio 2014 dalle ceneri dei Controverso: il nuovo progetto si modifica nei contenuti in base al nuovo percorso sonoro diventato più minimale, sperimentale ed elettronico. Il duo si affianca al Dj/Producer Max Stanzione come collaboratore esterno. Questo ep è in rilancio ora dopo essere uscito una prima volta ad aprile (le curiose dinamiche della discografia). Contiene fra l’altro Deserto, un pezzo di synth pop dalla tessitura fitta, Where Are You going?, che oltre a risentire di forti influenze internazionali porta con sé una certa durezza e Altrove, che invece si riscopre più evocativa, con qualche accenno di hip hop.

Cosmic Falls, “Borealis”

cosmic-fallsAncora elettronica, ma più sfumata, è quella che propone Cosmic Falls, al secolo Alberto Melloni. Il polistrumentista di Riccione pubblica otto tracce che prendono il nome di Borealis. L’idea base è una commistione tra diversi generi musicali e canoni stilistici come l’elettronica, il dream pop e lo shoegaze. In realtà spesso prevale il discorso elettronico a tutto tondo, come per esempio nella title track che apre il lavoro oppure in Homeless, che girano su loop insistiti quanto eterei. Bassi più potenti e segnati quelli di canzoni come Hands, che si avvicina a discorsi più rock, o Back and Forth. Episodi come Body of Light invece fanno riferimento a decenni passati dell’electro: impossibile non pensare ad Alan Parsons. Un disco molto vicino al contemporaneo e insieme non immune a un certo fascino 90s. Il tutto racchiuso in una buona mescolanza di sensazioni.

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Daimon, “Hand full of pieces”

Dopo un full length di esordio, i bolognesi Daimon pubblicano un ep da quattro pezzi, Hand full of pieces. Il pezzo d’apertura è una morbida e acustica A Poem, che suggerirebbe ascendenze folk. Non si cambia molto stile con Fade Out, depressiva ma con qualche aggiunta di sezione ritmica, con l’elettricità che arriva tardi nel pezzo. Nell’ep si trovano anche episodi apertamente post grunge come lo stop and go di Silly, oppure angosciati come la nirvaniana You. Il disco si chiude, un po’ a sorpresa, con la cover di Jugband Blues di Syd Barrett, resa in modo piuttosto claustrofobico ed elettrico, che porta alla luce qualche improbabile punto di contatto tra l’ex Pink Floyd e Kurt Cobain. Qualche cosa da ripulire c’è, qui e là, qualche piccolo aggiustamento del mix o del cantato. Ma la forza dei Daimon suona piuttosto genuina.

 

 

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