Esce per La Tempesta Next Big Niente, il nuovo album dei Bud Spencer Blues Explosion. Cinque anni dopo Vivi Muori Blues Ripeti, Viterbini e Petulicchio cercano di evitare le ripetizioni, sporcano il foglio, giocano a giochi differenti e continuano a sperimentare, un po’ come sempre.

Lisergico, ludico, sovversivo, cibernetico, corrosivo. Fluo e abbagliante, onirico e meditativo. Meravigliosamente caotico, romanticamente nichilista. Il blues come tormento dell’animo, il glitch come sofferenza del software

Bud Spencer Blues Explosion traccia per traccia

Si parte per esplorare il Big Niente, introduzione composta soprattutto di accenni sonori, giusto per accordare gli strumenti e procedere con le prossime tappe.

Una parola che mai come ora fa paura, Medioriente, segue alzando ritmi e toni, anche se si rimane bassi per schivare i colpi. Arrivano anche le voci, vibrate, virate, poco intellegibili, per completare un pezzo guizzante e formicolante di suoni. La chitarra si impossessa del finale (quasi) liberatorio.

Ecco poi Insynthesi, già presentato come singolo, uno dei brani che ha fatto gridare alla connessione o all’influenza dei Verdena, nonché di altri fenomeni internazionali diversi da ciò a cui eravamo abituati: in effetti qualche connessione c’è, molto synth, ma anche una libertà espressa in varie direzioni. Che male non è e non sembra.

Stranidei si appoggia su voci isteriche in background, su suoni ancora orientaleggianti, ma anche su una robusta linea di basso: il blues è sempre lì, è soltanto un po’ nascosto e un po’ imbellettato da glitch e paillettes.

Si abbassano un po’ i toni con Sabroso Tapas Bar, che esplora altri continenti e include qualche nota morriconiana che fin qui non si era sentita: il titolo si riferisce al locale dove i BSBE hanno tenuto il loro primissimo concerto.

Ma si torna subito a far festa con Miku五, titolo che serve sia a rafforzare i legami orientali (quelli con il Giappone cibernetico e frenetico, in particolare), sia a mettere in difficoltà chi scrive una recensione in italiano, per dire. Il pezzo ribolle di suoni improvvisi che compongono un magma unico e compatto, ma sempre fluido.

Ma ecco che arrivano i Vandali: rumorosi e impazziti, si affollano ai confini affollando le ottave alte, ma prendendosi cura anche di quelle basse. Due minuti di follia che includono anche qualche sviolinata.

Più tranquillo il discorso che discende da Come un raggio, che si appoggia su linee sciolte ed elettriche, ospitando il testo firmato da Umberto Maria Giardini, a dire il vero un po’ annegato tra le mille suggestioni offerte dall’arrangiamento.

Viaggia dritta invece la batteria di Camper, pur tra mille suoni puntiformi che sbucano da tutte le parti, neanche fosse un videogioco anni Ottanta. Il resto del viaggio si consuma su un loop ossessivo. A chiudere, ecco un accenno di rock’n’roll con Gerrili, che si blocca come fosse un coitus interruptus o giù di lì.

Ci sarebbe difficile non amare i Bud Spencer Blues Explosion anche se non facessero nulla di particolare. Ma in realtà mettono sempre in campo abilità, creatività, capacità di adeguarsi al presente (e a volte al futuro) e soprattutto un’incessante voglia di inventarsi qualcosa di nuovo, che dovrebbe essere il motore di ogni artista. In questo che è il loro disco più folle e fuori dall’ordinario è bello riconoscere comunque basi solidissime, sulle quali come architetti costruiscono palazzi altissimi e strani, nei quali perdersi è particolarmente intrigante.

Genere musicale: blues, psych rock

Se ti piace ascolta anche: Verdena

Pagina Instagram Bud Spencer Blues Explosion

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