Altri cinque suggerimenti in breve firmati TRAKS per riassumere qualcosa che ti potresti essere perso per strada.
Rosso Petrolio, “Rosso Petrolio”
Il Portogallo, per la malinconia, l’oceano, la poesia. L’Italia, per la chitarra, l’atmosfera, il linguaggio. Questi gli elementi che compongono Rosso Petrolio, il primo ep dell’omonimo artista, Antonio Rossi all’anagrafe. Cinque tracce, di cui due in inglese, di pop-folk, talvolta malinconico, talvolta più ritmato, con chitarra e percussioni come unici strumenti, e con testi che vale la pena riascoltare. Effetto Farfalla, la prima traccia, intima e raccolta agli estremi, esplosiva al centro, è una raccolta di eventi che si susseguono, come le fasi di una vita. Dal potenziale radiofonico l’arpeggio di Unsteady, che racconta di un rapporto instabile, sofferto, ma necessario. Riflessioni sullo schermo del computer fa lampeggiare il cursore sulle insicurezze e sui sogni andati a fondo, mentre con Dall’altra parte dell’oceano ci si sposta sulla fine di una relazione, in un percorso più personale e intimo. Might as well torna all’inglese, che nuovamente convince e fa pensare al cantautorato internazionale. Rosso Petrolio funziona, nella sua semplicità. Una chitarra suonata bene, una voce calda, qualcosa da dire. Sembra poco, ma non lo è affatto.
Chiara Orsetti
Maranuda, “Zero”
I Maranuda sono un duo bresciano composto da Simone Pedrini (chitarra, voce, programming) e Max Berardi (batteria, elettronica, voce) nato nel 2010 (inizialmente come trio). Oggi pubblicano Zero, un ep da cinque canzoni che gioca in campo indie. Il disco apre con Fai piano, ritmica a loop e testo disperante, con cori e muri di suono oscuri ai fianchi del cantato. Meno claustrofobica Una Terra, che si giova di riverberi indie e di un ritmo contenuto. Se l’Inverno arriverà si appoggia sulla chitarra, per un pezzo minaccioso soltanto sulle prime, ma in realtà dalle tinte glaciali. Inno, controintuitivamente rispetto al titolo, modera i toni e oscura le luci, pur nascondendo un atteggiamento aggressivo sotto sonorità morbide. Come te del resto chiude il discorso costruendo un ambiente più ambiguo, grazie a ritmiche intermittenti e giochi tipo vedo-non-vedo. Non male il verso che parla di occhi “grandi come il Terzo Reich/e bastardi uguale”. Un ep di buon interesse, con indizi di rock intelligente e con canzoni varie per aspetto e composizione. Si attendono conferme su distanza lunga.
[bandcamp width=100% height=42 album=444660449 size=grande bgcol=ffffff linkcol=0687f5]Cosmic Falls, “Hyperrealistic”
Hyperrealistic è il titolo del nuovo lavoro di Cosmic Falls: è un album composto da sei tracce che spaziano tra più generi disegnando un paesaggio surreale e dominato da groove, ambienti e sintetizzatori. La partenza con Kali è morbida e molto sfumata, mentre la title track Hyperrealistic porta con sé ritmiche elettroniche a loop molto insistenti. Tear me apart abbassa i toni e si inserisce in tracciati dark wave. Pianoforte e istinti melodici caratterizzano la comunque ritmata Rough Seas at Night, con Davide Tura. Si chiude con Track #77, accelerata e acida, con un netto ritorno a un’elettronica evidente e anche piuttosto vintage. Un excursus rapido ma incisivo, quello di Cosmic Falls, con cinque brani molto differenti fra loro.
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Dileo, “La nuova stagione”
La nuova stagione è il disco di Dileo, cantautore nato in Campania e instradato su un cantautorato moderno anche se basato su voce e chitarra. Il disco comprende quattro canzoni “invernali”, registrate con la collaborazione di Daniele Amoresano (Healthy God, A Toys Orchestra, Yes Daddy Yes, La Terza Classe, Flowers & Paraffin, Esco dalla Grotta). Si parte dalla title track, che sa di anni Novanta e di songwriting americano, mentre L’aria attuorno, oppone l’uso del dialetto a una ritmica schiettamente rock, con voce filtrata. Si torna a movimenti più vicini alla tradizione con Ciore ei verno, mentre la chiusura è affidata a Inverno, altro passaggio tranquillo, in cui si torna all’italiano per una canzone dai forti istinti narrativi. Idee interessanti e attuate in maniera intelligente, quelle di Dileo, chiamato a conferme su distanza lunga.
We Fog, “Float”
I We Fog nascono come progetto musicale nel novembre del 2015 a Verona, dopo l’incontro tra Donato Fusco (chitarra) e Giulio Corradi (batteria). La decisione di condividere le diverse esperienze musicali e di riordinarle per creare il proprio stile spinge il gruppo a recarsi in sala prove, con l’obiettivo di iniziare una propria produzione musicale dalle influenze anni ’90. Il loro primo ep, “Float” è stato registrato presso i “Sotto Il Mare Studios” di Povegliano Veronese. La prima traccia del disco è un benvenuto energico, la breve Welcome, cui fa seguito una più drammatica EPO, che apre a dimensioni post rock con la chitarra in evidenza. Un recitato sottotraccia si insinua in Infinite, brano che allarga le proprie vedute e accoglie influenze indie. Warm bed proietta l’ascoltatore in scantinati oscuri e tetri. Ultimo pezzo la tempestosa ed eccitata Thursday Drop, che chiude il disco lasciando ottime sensazioni, un’alternanza di percorsi ritmici e l’impressione di avere a che fare con una band ricca di sostanza.