Clamidia in anteprima: ecco “Al mattino torni sempre indietro” #TraKs
Ancora un’anteprima su TraKs (vi si vizia un po’ troppo, da queste parti, diciamolo): si tratta dei Clamidia, band dal percorso curioso ma molto importante nell’ambito dell’indie rock italiano.
Perché curioso? Perché esistono dal 2004, hanno condiviso il palco con i migliori nomi di casa nostra, ma Al mattino torni sempre indietro è il secondo disco, il primo dal 2009, e per di più con una formazione rivoluzionata.
Perciò potete ascoltare qui sopra, continuare a leggere la recensione o fare tutte e due le cose, per quella che si può definire una delle uscite più interessanti della stagione.
Si parte con La Croce, brano oscuro e investito in faccia da una dark wave, che aggiunge ira e aggressività lungo il tracciato del pezzo (con qualche lieve disappunto per un verso come “un vecchio di cinquant’anni”, ma sarà una cosa mia).
[soundcloud url=”https://api.soundcloud.com/playlists/82493131?secret_token=s-DzTce”]Recitato con chitarre l’incipit di Spazi Pubblici per Scambisti: anche qui il suono fa registrare una crescita, masi tratta di un andamento a ondate progressive, comunque sempre piuttosto “in-your-face”.
Leggermente più moderati i toni con Fondazione Nuovo Sentiero, che decide di seguire i torrenti sonori creati dalla chitarra, con qualche isolotto meditativo e qualche verso da brivido (“Suicida in casa perché/fuori piove”).
Ci sono ruggine e vetro sia nel cantato sia nel suono di Ulisse, la quale, più che a Omero e Joyce, fa pensare a schitarrate ardimentose in stile Interpol.
Movimenti fluidi e passo medio ma solenne per Sotto il Diluvio, che provvede anche una coda strumentale insistita. In evidenza la sezione ritmica oltre alle abituali chitarre in Le Controfigure.
Minimalismo a pioggia nell’apertura de La Sposa Suicida, che cambia il discorso grazie all’elettronica e a un cantato più marcato, per uno dei pezzi più intensi del disco.
Non che la band difetti mai di intensità: ne è conferma anche la seguente Assalti ai Muri, che adotta nuovamente lo schema “a salita” per sound e collera.
Drumming in evidenza fin da subito all’interno de L’agguato, passo veloce e umore come sempre non proprio solare, con sonorità sempre piuttosto indurite.
Redenzione e Grazia, che chiude il disco, a partire dal titolo cerca di ingannare l’ascoltatore: chi si aspetta un finale liberatorio si trova di fronte melodie tristi e cupe quanto il resto del disco.
Due strade: da una parte dispiace che in dieci anni e più siano usciti soltanto due dischi e qualche ep dei Clamidia (l’altro è La Prima Guerra Cinese dell’Oppio, altrettanto interessante).
Dall’altra parte, se ai Clamidia sono necessari cinque anni e una mezza rivoluzione per confezionare un disco di questo livello, ben venga: ci si risente nel 2020 con un altro grande disco.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=zSjz8ArVDds&feature=youtu.be]