Claudio Conti è un cantautore e musicista italiano con influenze folk rock e psichedeliche, come suggerisce anche l’art della copertina. Garnet Dusk è il suo nuovo disco, composto da quattordici tracce, e arriva dopo alcuni ep non ufficiali e l’lp da solista dell’anno scorso intitolato Saltworks.
Claudio Conti traccia per traccia
Si parte in modo molto tranquillo, da una Autumn Song che rispetta più o meno tutti i crismi della canzone folk, con tanto di violino. Qualche movimento più deciso si registra in Of Nylon, che accenna anche qualche passo in direzione psichedelica, inserendo inoltre un sax a movimentare il tracciato.
Si torna alla calma con una placidissima e marittima A Reflection. Si prosegue con un’altro pezzo soft, Enter the Door of the Daughter, parzialmente beatlesiana e con un cambio di passo a metà brano.
Anche I Never Saw Her Again sceglie il ritmo da ballad, con il ritorno del violino. Più vibrante The Quiet Reign of Thought, in cui accanto alla chitarra acustica si mostra un buon lavoro del basso. Qualche idea vintage all’interno di Yeasty March, prima che arrivi una più inquieta Florence.
Acustica e soft è anche Ode to the Mews, mentre Black Woman sviluppa la ritmica su un battito profondo. Una tromba dal sapore latino apre le danze su Blazing Lair. E se Sunken Aspects propone qualche altra morbidezza, Aster gioca ancora con i fiati. La chiusura è affidata a Old Clouds Fell, ancora con gentilezza e melodia.
Qualche spunto interessante nel disco di Claudio Conti, anche se l’album risulta un po’ piatto in alcuni brani: un lavoro di forbici avrebbe conferito un po’ di nerbo in più.