Siamo (già) a sette: 1998, è infatti il settimo album di Coez, nuovo progetto discografico, contenente gli ultimi due singoli Mal di te e Ti manca l’aria.
1998 attinge dichiaratamente alle sonorità e all’immaginario degli anni ‘90, ispirandosi alla musica e ai racconti che hanno accompagnato l’adolescenza del cantautore. Coez ritorna alle origini per dare inizio a un nuovo viaggio introspettivo attraverso lo stile che lo ha reso un punto di riferimento nel cantautorato italiano contemporaneo: una fusione di intimità e malinconia, con influenze pop e urban.
Coez traccia per traccia
Questioni di monotonia quelle affrontate in Nessun tramonto, che apre il disco in chiave hip hop, con suoni morbidi ma parole piuttosto amare. Ci sono ricordi piuttosto affollati in Qualcosa di grande, che sceglie suoni acustici in partenza e prende una via più pop, mostrando l’altro lato della produzione di Coez.
Movimenti morbidi e mood malinconico anche quello di Dentro al fumo, ritmata ma come se fosse una camminata a testa bassa, mani in tasca.
Si parla di treni e di lacrime in Non dire no, molto rapida e molto pop, a ripercorrere molti errori del passato, ormai probabilmente irrimediabili.
Estate 1998 parla di techno e di metal e ispessisce i suoni: l’onda dei ricordi cavalca un drumming rumoroso, con un vintage che si consuma soprattutto nelle immagini raccontate.
Ecco l’accoppiata dei singoli: prima Mal di te, che parte sommessa per crescere un po’ per volta. Le rivoluzioni notturne si immergono in un sound quasi beatlesiano.
Poi Ti manca l’aria, che approfondisce le malinconia in sensi urban, per un brano che suona come un classicone “alla Coez”, tra cieli stellati e sassi nello stomaco.
Riunione di amici con Franco126 e Tommaso Paradiso (ma che fine avevi fatto, Tommasone?) su Roma di notte, che scorre fluida, tra narrazioni da raccordo anulare e le parole che non ti servono quando sei felice.
Di firme con le major e di lati oscuri si ragiona in Mr. Nobody, che parte piano e poi si anima. La considerazione di sé e la voglia di fuga si corrispondono in un percorso che tutto sommato non fa a meno dell’ironia: “ma i drammi io li faccio di mestiere“.
Voci che si incrociano anche in modi strani su Senza te, mentre Inverno 1998 allinea ricordi da campetto e di lunghe nottate passate in giro, con qualcosa di selvaggio che emerge qui e là.
Ultimo brano è la morbida Il tempo vola, che segue altre onde nostalgiche, esplorando le conseguenze della solitudine.
Coez si guarda intorno, vede fin dove è arrivato e prova a spingersi un po’ più in là: pur senza uscire dal personaggio, pur senza fare un album di particolare autocoscienza, l’artista prova ad allargare un po’ i confini del proprio pop senza esagerare. Dodici canzoni sicuramente riconoscibili come stile e suoni, ma con qualche sintomo di crescita facilmente riconoscibile.
Genere musicale: itpop
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