Sì ma è morto o non è morto? L’indie, intendo. Non la formica sulla copertina del nuovo album di Gazzelle, INDI, che mi sembra evidentemente passata a miglior vita. L’interrogativo può non essere del tutto rilevante, soprattutto se l’ambizione è quella di confrontarsi con temi più importanti, come fa il cantautore romano nell’incipit dell’album, che recita così:

Vorrei dire qualcosa sulla vita. Ok ma come si fa a parlare della vita? è come se la farina sapesse parlare della pizza che diventerà o come se una giornata stupenda sapesse parlare della giornata tremenda in cui si trasformerà io penso che noi siamo solo un momento dopo un altro momento oppure come la forma senza forma delle nuvole quella che sembra che tra cinque minuti pioverà

Gazzelle traccia per traccia

Non è una sorpresa che la prima canzone dell’album, Piango anche io, sia una ballad molto struggente, con il pianoforte e una grande voglia di abbracci. Gazzelle sembra rimarcare la propria voglia di piangere, quasi indipendentemente da quello che succede alla sua lei, in uno slancio di tenerezza che non trova una fine.

Episodi di quotidianità e qualche iperbole trova spazio in Grattacieli meteoriti gli angeli, che sono poi gli enti che lei fa crollare, tanta emozione suscita (oggettivamente si possono far cadere cose ben peggiori). Flavio canta a cuore aperto come sempre, cambia orizzonti ma non sentimenti per proclamare il proprio amore.

Già pubblicata come singolo, Noi no affronta di petto uno dei temi centrali del disco, cioè la nostalgia e la consapevolezza che si sta invecchiando, forse senza maturare mai. Curioso e inatteso il cambio di ritmo, per sonorità che si buttano sulla dance, mentre il cantato rimane costante.

Si torna a ritmi più morbidi con Stammi bene, che è un altro pezzo a cuore aperto (ma lo chiude mai, ogni tanto, il cuore?) che affronta ulteriormente un discorso di retrospettive su relazioni passate. Particolarmente struggente il finale, che pare già di visualizzare durante i live: “stammi bene/che se un giorno mi scordo di te/non vuol dire (vuol dire vuol dire)/che è stato tutto inutile“.

Anche Come il pane è già uscita, con la sua stilettata di chitarra elettrica che arriva a fendere i desideri, gli sbagli, i coretti un po’ vendittiani e tutte le ipotesi che si consumano in un brano che ha caratteristiche abbastanza dreamy.

Più concreti i ritmi di Da capo a 12, che ha invece suoni che virano quasi sulla new wave e sul synth pop, con una tessitura fitta e abbastanza sorprendente.

Ad aggiungere un profilo un po’ più giocoso, ecco Foglie, un brano breve e in controtendenza per quanto riguarda l’umore generale, ma non esattamente fuori contesto. Anzi il contesto si amplia di fronte alla marcia nuziale di Il mio amico si sposa, celebrazione di un evento felice (anche se Gazzelle non è sicuro che sia questa la vita che lui vuole, perché dentro il cuore ha un muro). Citazione da Aldo, Giovanni e Giacomo a chiudere il discorso.

Ecco poi Tutto qui, che è già un classicone da 46 milioni di stream: la prospettiva di una fuga, temporanea, da Roma Nord fa da sfondo a un brano con gli archi e con tutta la passione che alla fine trionfa.

Scivola con fluidità Mezzo Secondo, che è abbastanza narrativa e descrittiva, ma che anche questa volta racconta di una rottura, fra immagini di situazioni durate troppo poco. Qualche accenno di rap che movimenta la situazione.

Immagini non proprio entusiasmanti quelle che aprono Non lo sapevo, ultimo brano del disco che si fa notturno e si racconta alternando intimità e tristezze proclamate in modo aperto.

Gazzelle rimane uguale a se stesso, molto più di tanti altri contemporanei. Ma riesce a farlo senza cristallizzarsi e senza ripetersi troppo (ogni tanto sì, ed è inevitabile). Ma è come se stesse ancora perfezionando il proprio canone di canzoni che trattano sempre o quasi sempre di un tema solo: Gazzelle e l’amore, in tutte le sue sfaccettature.

Sia ben chiaro che ormai il livello di consapevolezza, come dimostrato anche da copertina, titolo, video alla Forrest Gump eccetera, è totale: il cantautore romano è felice di se stesso e del rapporto che ha con il suo pubblico, si regala con generosità e lo accontenta in molti modi, pur mostrandosi in grado anche di adottare soluzioni diverse, qui e là. Probabile che in futuro le deviazioni si faranno più frequenti, e sarà giusto così.

Genere musicale: itpop

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