Maledetti Propositi è il titolo dell’album d’esordio dei Confini di Tela, ideato prima del Covid, perfezionato durante la pandemia e ultimato nella primavera del 2021. Dieci canzoni che affrontano svariate tematiche d’attualità, fotografandole soggettivamente ed esplicitando stati d’animo e perplessità, senza fornire alcuna risposta.
«Siamo molto legati a questo album. Era praticamente pronto, poco prima che il Covid sconvolgesse la nostra quotidianità. Da remoto, non potendoci più vedere in sala prove, abbiamo scelto di integrarlo, così da renderlo più attuale e permearlo delle emozioni di questo bruttissimo periodo. “Maledetti Propositi”, il titolo dell’album, è uno stralcio del testo di “Arsenico”. Ci piaceva riprendere questo concetto, che poi è l’equilibrio instabile che ciascuno di noi, ogni giorno, ricerca fra la convenzione e le passioni, fra ciò che si deve fare e quello che si vuole fare. Noi siamo quella persona adulta appena uscita dal lavoro, in scomoda giacca e scarpe tirate a lucido, che vede un pallone nel fiume e corre a prenderlo. Lo raggiunge, ma non sa più se afferrarlo. In quei pochi secondi, con i pantaloni ormai inutilizzabili, riflette sulla sua azione. Un errore imperdonabile, ingiustificabile, infantile, ma quell’acqua che accarezza caviglie e polpacci è pura bellezza. La musica è un gioco, nel senso più alto e nobile del termine, e temiamo il giorno in cui smetteremo di giocare».
Confini di Tela traccia per traccia
Il disco apre con Polietilene, che a dispetto del titolo è poco chimica e piuttosto metallica e ruvida: echi molto forti del rock italiano degli anni Novanta si avvertono in un incipit molto robusto e potente.
La tavola periodica dei Confini di Tela prevede una tappa sull’Arsenico, che ha sicuramente riff di chitarra piuttosto velenosi, capaci però di condurre ad aperture sonore molto rumorose.
Partenza ovattata per Io e me, soliloquio in forma di ballad elettrica e piuttosto vasta. Si accendono poi Fuochi e debiti, altro episodio piuttosto urlato e ruggente.
Con Cenere si esplorano scenari post grunge e forse anche post apocalittici, per un pezzo ricco di intensità. Vibrazioni e oscurità sono alla base di Nessuna parola, che torna a rumoreggiare piuttosto forte.
Crisalidi rallenta e apre gli orizzonti ancora, senza rinunciare a un po’ di rabbia e di elettricità. Carta e vinili si fa critica e appuntita, accompagnata sempre da ampie volute di chitarra.
Qualche escursione vocale a disposizione di Ponte di muri, che funziona a ondate successive. Chiusura dell’album con un brano agile e guizzante come La pioggia è meglio di niente.
Un disco potente e diretto, l’esordio dei Confini di Tela, che hanno radici profonde nel rock del passato ma ne offrono una reinterpretazione personale e attuale.
Genere musicale: rock
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