Avevamo lasciato gli Sparkle in Grey alle prese con le particolarità del calendario e dei bestiari medievali di The Calendar (qui la recensione), li ritroviamo quasi un anno dopo, ma non da soli. E ad affiancarli per uno split album piuttosto sorprendente ci sono nientemeno che i Controlled Bleeding, pionieri del noise americano.

Nati nel 1978 e portati avanti da Paul Lemos lungo il corso degli anni, i Controlled Bleeding si trovano qui a confronto con i milanesi Sparkle in Grey grazie a una lunga amicizia e corrispondenza tra Lemos e Matteo Uggeri. Il risultato è quello che le band definiscono un “anti-split album”, Perversions of the Aging Savant.

Controlled Bleeding traccia per traccia

Dopo la veloce Intro ci si inoltra negli assoli di Garage Dub, che su un giro molto serrato di basso stende le libertà della chitarra, che per sei minuti e otto secondi si dedica soltanto a se stessa e alle proprie infinite possibilità.  Atmosfera del tutto diversa quella che accoglie all’interno di Springtime in Brooklyn, come se dopo un temporale d’inferno si entrasse in una stanza piena di acquari.

Non è il caso di mettersi comodi però: il lungo percorso di Perks pt. 1 ci porta in un mondo fatto di sonorità industrial, da cui emerge un battito regolare e poi di nuovo le chitarre, ora però molto più assoggettate a un suono potente, robusto e indirizzato. A metà brano si torna su suoni apertamente noise, attitudine che si manterrà fino alla fine, in un trionfo (o in un disastro totale) rumoristico.

Con Bircanned, brano diviso in parte 1 e 2, il discorso si assottiglia, si addentra in spazi jazz, prende direttrici oscure ed entra in stanze in cui entra poca luce e in cui i bassi danno vita a suoni lucidi e guizzanti. Certo, all’inizio della seconda parte c’è spazio anche per il chiocciare simulato di una gallina, che introduce a una sorta di delirio free jazz che chiude la parte dei Controlled Bleeding.

Sparkle in Grey traccia per traccia

Si comincia con il pianoforte: sono le prime note di Idiot Savant, suite divisa in quattro parti, che con un mood chiaramente malinconico introducono la metà del disco dedicata agli Sparkle in Grey. Entrano poi le corde, sottoforma di archi e chitarre, a completare una melodia che si fa articolata e a passo cadenzato, senza che le note del pianoforte perdano la propria importanza e il ruolo di guida.

Il discorso filtra nelle quattro parti come se si trattasse di un lungo pezzo unico, in cui, a partire dalla terza parte, emergono anche tensioni noise, che rendono il lavoro degli Sparkle in Grey più omogeneo a quello dei Controlled Bleeding. Il pianoforte, era inevitabile, torna a essere protagonista.

La traccia quattro del percorso di Idiot Savant fa ricorso a percussioni elettroniche che cambiano lo scenario: qui l’inquietudine si fa palpabile, gli elementi malinconici dell’inizio sembrano dimenticati, la crescita emozionale è evidente, fino a un finale epico e intenso.

Il lavoro prevede anche alcune bonus track, diverse secondo il formato. Le personalità delle due band emergono in modo distinto, con approcci differenti ma complementari. Più compatto il discorso degli Sparkle in Grey, più sparse le sensazioni trasmesse dai Controlled Bleeding, ma i due emisferi del disco vengono a coincidere nell’ispirazione complessiva e in un flusso di creatività che non lascia indifferenti.

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