La stanza di Gaia è il primo ep di Creta (Aurora Dischi/Universal Music Italia), disponibile su tutte le piattaforme digitali, insieme al singolo Stanotte, in rotazione radiofonica.
Composto da nove tracce, l’ep racconta il percorso di crescita dall’adolescenza all’età adulta, trasformando esperienze intime in un linguaggio condiviso. Con leggerezza e profondità, Creta costruisce l’immaginario di una giovane donna che affronta il mondo con determinazione, senza rinunciare alla spontaneità che la caratterizza.
Creta traccia per traccia
Si percorre trastevere con le lacrime agli occhi nel brano di apertura del disco: una storia finita male lascia dietro di sé soltanto malinconie pop. Stanotte non cambia moltissimo di umore, mentre parla di fragilità inconsapevoli: qui il cantato si inabissa ulteriormente, per poi emergere ogni tanto per parlare di distanze.
Vengono a mancare le parole in Rigacuore, altro brano dolcino e gentile, ma triste. Poi il pezzo si anima e si fa combattivo, sia dal punto di vista sonoro sia da quello testuale.
Le linee dei quadri di Kandinskij fanno da sfondo a non mi dire basta, piuttosto impetuosa nella sua esposizione, fino a un finale elettrico. Questo prof che sta in fissa con Carducci non lo si capisce: ricordi (recentissimi) di scuola riempiono una canzone molto zuccherosa.
Sguardi passeggeri rubati in mal di te(sta), che prospetta sensazioni decisamente contrastanti. Megagalattico è il primo brano allegro del disco: anche qui ci sono contrasti, sottolineati dall’ukulele, con vocali che si allungano e un po’ di ironia.
Si balla con Irreparabile, ma è una danza di nuovo irrorata di tristezze: c’è stato un rapporto molto bello, è finito, e lei non se ne fa una ragione, anche se ci balla sopra. Si chiude con Il nulla delle cose, che dice: “cerco il nulla/la banalità” in una sorta di nichilismo salvifico.
Rime baciate, linee semplici, pop all’acqua fresca: Creta è giovanissima e si sente. Sicuramente può appagare il proprio pubblico di riferimento, anche se siamo curiosi di ascoltarla magari fra qualche tempo, per vedere come la maturità inciderà sul suo modo di scrivere.

